SPORTWEEK - Il giorno della sconfitta contro la Lazio nella finale di Coppa Italia l'ha definito il più triste della sua vita. Ciò nonostante Erik Lamela ha avuto subito una splendida occasione di riscatto. Convocato dal commissario tecnico argentino Alejandro Sabella
Sempre convinto della sua scelta?
"Assolutamente sì. Anzi, sono ancora più determinato a voler restare a Roma"
All'epoca cosa conosceva dell'Italia?
"Poco. In Argentina seguivo giusto il vostro campionato in televisione, ma quasi sempre facevano vedere Inter o Milan"
Il ricordo più intenso dell'incontro con il nostro Paese?
"La scoperta di Roma, una città meravigliosa. Arrivai qui che era estate, faceva caldo, ambientarsi fu più facile forse anche per questo"
Dopo due stagioni e qualche gol da incorniciare, considera completato il suo inserimento?
"Per il rapporto che ho instaurato con la gente, e anche per come si mangia, mi sento a casa. Buenos Aires è più caotica, a me Roma ha regalato tranquillità"
Sul campo un po' meno, forse...
"Non è facile raggiungere grandi traguardi subito con tanti giovani in gruppo. Credo che questa squadra valga più della sua classifica"
Al debutto contro il Palermo, nel 2011, segnò dopo 8 minuti il gol che decise la partita, facendo così subito breccia nel cuore dei tifosi. Totti disse: "Spero che diventi il mio erede".
"Mi fecero piacere le parole di Francesco, ma io devo pensare soprattutto a come fare grande la Roma ogni volta che scendo in campo"
Il calcio per lei cosa rappresenta?
"E' semplicemente tutto, se mi mancasse sarebbe un bel guaio...E' sacrificio e divertimento"
Non sarebbe il caso di ricordarlo più spesso a certi tifosi che popolano gli spalti dei nostri stadi?
"Anche a Buenos Aires i tifosi sono molto "caldi"; il fatto è che lì, in città, ci sono così tante squadre che i sostenitori avversari quasi sempre ti ignorano se sei un calciatore di un club rivale. Qui a Roma una terza via non c'è: o sei giallorosso o sei laziale. Sono davvero matti per il pallone"
Matti fino a che punto?
"Ho incontrato un tifoso che si era tatuato il mio autografo sul braccio, così è troppo"
Mettiamo che lei vada a cena in un ristorante gestito da un tifoso romanista, la farebbe pagare?
"Forse sì, forse no: lo sconto me la farebbe di sicuro"
E se il gestore del ristorante fosse laziale?
Ride. "Mi farebbe pagare il doppio"
Come tra il Boca e il suo River. A proposito, segue ancora la sua ex squadra?
"Sempre, guardo tutte le partite. Poche settimane fa, per esempio, non mi sono perso lo scontro diretto, il superclàsico"
Glieli facevano già i cori ai suoi esordi nel campionato argentino?
"No, allora tra i miei compagni c'erano campioni come Ortega e Almeyda, i cori personalizzati erano solo per loro. Io ero troppo giovane"
Non che adesso che ha 21 anni non lo sia più...Quanto conta per lei il legame con le sue radici per restare "solo un ragazzo" che gioca a pallone?
"Vuol dire tanto. Qui a Roma ho trascorso anche dei periodi da solo, ma è fuori di dubbio che da quando ho accanto la mia famiglia io mi senta meglio"
Che lavoro facevano i suoi genitori?
"Papà José e mamma Miriam gestivano un centro sportivo con campi da calcetto e paddle tennis"
Tra i colpi migliori del suo repertorio alcuni in effetti sembrano venire proprio dal calcio a 5. Li hai imparati in casa?
"Papà ha giocato nella nazionale di futsal per dieci anni e sin dai miei primi calci non si è mai perso una partita, quindi appena poteva darmi un consiglio si faceva sentire"
Gliene ha dato uno anche per smaltire la delusione della Coppa Italia?
"Quella sfida per noi significava tutto, una stagione intera. Dobbiamo girare pagina"
Una buona lettura non la aiuterebbe a distrarsi un po'?
"Non amo molto i libri"
E provare con la musica?
"Sarebbe già più facile, in particolare con un po' di cumbia, una musica popolare sudamericana. Magari con una canzone dei Los del Fuego"
Il passatempo a cui non rinuncerebbe mai qual è?
"Mi diverte molto la PlayStation"
Si auto-sceglierebbe in Fifa 2013?
"Mettiamola così, per ora punto su altri giocatori e altre squadre ma presto la Roma sarà forte...anche alla console"
Prima del derby di Coppa delegazioni di Roma e Lazio hanno incontrato il Papa. Lei è credente?
"Sì, e sarei molto contento di poter conoscere Francesco"
Ma a messa ci va?
"No, ci andavo quando ero ancora in Argentina"
Non che a Roma manchino chiese...Per metterci piede aspetta forse il matrimonio con Sofia, sua fidanzata dai tempi delle superiori?
"Ci siamo conosciuti quando io avevo 16 anni e lei 17, ma per le nozze è ancora presto"
Eppure porta già la fede.
"Questa era di mia nonna Amelia, morì due mesi prima del mio debutto in A"
E' vero che le ha dedicato un tatuaggio?
"Mi sono inciso il suo nome e due ali sul polso; lo bacio ogni volta che faccio gol. Quando succede il primo pensiero "vola" verso di lei".