La Roma rinasce in America

11/06/2013 alle 10:21.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - Potrebbe essere il segnale dei tempi che cambiano. Intendiamoci, vale sempre il principio che il potere è delegato ai manager e la proprietà americana li lascia fare, per poi giudicarli a fine stagione. Ma il fatto che James Pallotta abbia convocato a New York il Ceo Italo Zanzi, il ds con poteri assoluti

Zanzi è stato il primo a volare in America. Lo ha fatto lo scorso weekend. È il , il braccio a stelle e strisce di Pallotta a Trigoria e col suo presidente ha affrontato un po’ le tematiche all’ordine del giorno, dallo stadio alla squadra. Poi sono arrivati i rinforzi. Per la Grande Mela si sono imbarcati ieri e . Qualcuno lo ha definito un "planning meeting", una specie di tavola rotonda dove si pianifica il presente e il futuro prossimo della società. Pallotta sa, ma vuole sapere ancora di più. Ha bisogno di conoscere i dettagli delle operazioni condotte finora, lo stato di alcune trattative e poi, certo, anche lui deve dire qualcosa. Per esempio, quanto può spendere il club al netto delle cessioni, qualcuna eccellente, come quella di Osvaldo. Il mercato, spiegano a Trigoria, non sarà comunque inferiore al precedente.

Tradotto, la Roma al netto di acquisti e cessioni conta di poter registrare un disavanzo di almeno 20 milioni di euro. Almeno. Tutti discorsi, questi, che riguardano ormai una sola persona: . Il ds, che gode della stima di tutto il management (e ce l’aveva anche da parte di Baldini), ha in mano l’intero settore tecnico. Sulla scelta dell’allenatore ci sono stati dei confronti con gli altri massimi dirigenti, ma come accade in qualsiasi altra società. E come accade in qualsiasi altra società, alla fine ha deciso lui, . L’architetto di questa terza stagione americana. Con potrebbe essersi discusso invece prevalentemente dello stadio - il progetto sarà presentato al neo sindaco Ignazio Marino tra luglio e agosto - e di altre questioni apparentemente secondarie per un tifoso, eppure fondamentali per i ricavi della Roma, come le prossime partnership.

Dicevamo. Nel viaggio a New York non va letta una rivoluzione, una confroriforma, un ripensamento della strategia aziendale. È più un aggiustamento, una correzione di tiro. Pallotta non avrebbe voluto che Baldini lasciasse, ma il gli aveva posto un legittimo aut aut: o conto di più, oppure è inutile che resto. L’addio di Baldini ha determinato inevitabilmente un riassetto interno che ha accresciuto invece altri poteri. Quelli di . È da lui che Pallotta vuole sapere come farà a trasformare questa Cenerentola (per i risultati di oggi, non certo per la storia di ieri) in una principessa. Anzi, come prometteva DiBenedetto un paio d’anni fa, in una regina.