GASPORT (A. PUGLIESE) - Era arrivato come il miglior dirigente tra quelli dei sogni, se ne va tra lindifferenza di una piazza che schiuma rabbia per due anni di fallimenti. Quei fallimenti che Franco Baldini si sente sulla pelle e per i quali ieri ha rassegnato le sue dimissioni (attese) da d.g. della Roma. E in un mondo in cui nessuno rinuncia ai
Poche parole, proprio come i risultati raggiunti. Eppure Baldini (le cui funzioni saranno assorbite dal Ceo Italo Zanzi, anche se qualcuno spera nel ritorno di Montali) era arrivato nellentusiasmo generale, anche se il ritardo iniziale (sbarcò nellottobre del 2011, dopo essersi liberato dalla FA) era stato il primo focolaio di insofferenza. Ma i suoi ricordi nella Roma dei Sensi, delle battaglie alla Juve e dello scudetto del 2001 avevano cancellato tutto in un attimo.
Quanti errori La Roma, invece, ha liquidato Baldini così: «Lo ringraziamo per il lavoro svolto, ha avuto un ruolo importante nel lancio del nostro progetto». Già, il progetto, quella parola abusata così tanto che si è ritorta come un boomerang. A cominciare da quelle frasi iniziali sulla pigrizia di Totti («Me ne sono pentito, era un atto di amore e non una critica») fino alla scelta degli allenatori: Luis Enrique («Un meraviglioso errore») e Zeman («Non è stata una scelta giusta, ma volevamo proporre spettacolo»). Ma gli errori («Ne ho fatti 4-5 inconfessabili», ha ammesso dieci giorni fa) che vengono imputati a Baldini non si ferma qui: la linea morbida con gli arbitri, le frasi su Allegri e lo sceicco Al Qaddumi. Ora se ne tornerà a Londra, dove ha il cuore e dove lo aspetta il Tottenham. «Ancora devo capire chi me lha fatto fare di tornare in Italia», disse in modo ingenuo allinizio di questavventura romana. Da ieri la sua storia damore è finita, lìultimo atto è stata la cessione di Stekelenburg (5,6 milioni) al Fulham. Impressioni? Ci hanno perso un po tutti.