In due stagioni sono stati distrutti sogni e risultati

07/06/2013 alle 10:45.

CORSERA (L. VALDISERRI) - La Roma è giovane (ma nella finale persa contro la Lazio aveva un’età media di 27,45 anni). La Roma ha un gioco arrogante (ma con Andreazzoli si considerava, eccome, lo schieramento dell’avversario)

CORSERA (L. VALDISERRI) - La Roma è giovane (ma nella finale persa contro la Lazio aveva un’età media di 27,45 anni). La Roma ha un gioco arrogante (ma con Andreazzoli si considerava, eccome, lo schieramento dell’avversario). La Roma non è schiava del risultato (ma due anni di fila fuori dalle coppe europee sono un salasso di soddisfazioni e di introiti). La Roma non parla degli arbitri e non fa polemica (ma ha messo sotto contratto Zeman). La Roma vuole proporre un modello di gestione nuovo per l’Italia (ma ha esonerato Zeman come avrebbe fatto un Zamparini qualsiasi).



Fuori dalle parentesi c’è quello che era stato messo nel programma della nuova proprietà americana. Quello che è dentro le parentesi è come è andata a finire. La Roma era partita con Franco Baldini e con Luis Enrique allenatore. Le due cariche (stipendiate) più importanti dentro un club. Lucho ha dato le dimissioni un anno fa, Baldini ha risolto consensualmente il suo contratto mercoledì. Così si è chiuso un esperimento – per chi scrive, affascinante – ed è rimasta una società che proverà a fare calcio come le altre.
Non è una colpa infamante. Ma è cronaca. In due stagioni la Roma è passata come napalm sulla foresta. Ha cancellato il desiderio di ritorno a casa di Baldini, ha fatto fuggire Luis Enrique, ha messo alla porta Zeman (altro caso di tristissimo «déja vu»), ha quasi distrutto la storia tra e la squadra della sua vita, ha insinuato in il dubbio di poter fare la fine di Alex Del Piero, ha depauperato la Primavera che tanti risultati aveva ottenuto ma che, soprattutto, aveva un fortissimo spirito di squadra e di «romanità».



Doveva essere la storia di una grande e nuova passione, ma si è via via trasformata in una salita della quale i tifosi non riescono a vedere la fine. Lo «sfascismo» non serve a nulla, però aver sprecato tante energie positive – magarimal espresse, ma positive – è un peccato grave. Se sarà mortale passa anche dalla scelta del nuovo allenatore e dai nuovi rapporti di forza all’interno del club. A Roma c’è già un’altra persona che decide tutto da solo, ma si chiama Claudio Lotito.