Franco Baldini, un marziano a Roma

07/06/2013 alle 14:08.

ESPRESSO.IT (G. TURANO) - Dopo Ratzinger, anche Franco Baldini abbandona il soglio, sconfitto dall’ingovernabilità. Il dg della Roma era dimissionario da tempo, forse da troppo tempo, praticamente dall’inizio della sua seconda avventura in giallorosso. Pur essendo, di fatto, il papa di Trigoria, ha lasciato che il suo potere

Franco ama cospargersi il capo di cenere e nelle sue onorevoli assunzioni di responsabilità c’è più di un grammo di narcisismo. Del resto, la sua Roma è stata precisamente questo: un progetto narcisista che aveva obiettivi culturali alti. Perché poi un club di calcio, per la precisione una spa quotata in borsa attiva nel settore dell’entertainment, debba essere un progetto culturale o filosofico, è cosa che sfugge ai più.

 
Dura costruire progetti culturali su un materiale recalcitrante come un giocatore di football, su un Lamela prevalentemente concentrato sulla sua acconciatura o su un simpatico cavallo pazzo come Osvaldo. Durissima costruire progetti culturali in un mondo dove il fine universale è il profitto – emerso e più spesso sommerso – abbinato ai risultati in campo. E poi siamo in Italia. A parlare di valori morali è capace anche Claudio Lotito che, però, almeno la coppetta l’ha vinta.
 
Franco se ne va, forse a Londra, perché chi gliela fa fare? Se ne va con senso del tempo, offrendosi un assist d’oro appena prima di fare la fine del marziano di Flaiano alla fine della sua gloria, con il fotoreporter che gli dice senza garbo: “A marzia’, te scansi?”
 
I tifosi della Roma si rassegnino. Anche senza Franco, li aspetta un altro anno di squallore.