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De Rossi: «A Roma vivo tra le calunnie»

18/06/2013 alle 12:54.

CORSPORT (A. SANTONI) - «Ma insomma Daniele, rimani alla Roma?». Mentre si allontana per uscire dal Maracanà, De Rossi gira solo la testa e ci regala appena un sorriso enigmatico, carico di incognite. Eppure poco prima,

, ancora una bella prestazione in azzurro.

«Sono soddisfatto, anche perché erano due mesi che convivevo con un problema alla caviglia, e giocarci sopra non mi ha fatto bene, ma l'ho fatto. Per questo ringrazio i medici e lo staff della Nazionale che mi hanno curato» [...]



Prudenza legittima, però lei è apparso tra i più in forma, tra i più concentrati. E dire che arrivava da un finale di stagione, diciamo così, complicato. Ma se c'erano dei problemi è riuscito a mascherarli bene.

«Si può dire che, nonostante quasi 90 presenze in Nazionale, quando sono arrivato allo stadio ero un po' emozionato, lo ammetto. Solo il nome: Maracanà. Qui c'è tanta storia, ne parlavo con gli amici con cui ho iniziato, erano tutti affascinati da questo fatto, anche se ora questo impianto, se lo vedi da dentro, sembra molto europeo, assomiglia a quelli moderni, agli stadi di Polonia-Olanda, per esempio, in particolare a quello di Danzica. Comunque, nonostante l'emozione, abbiamo fatto bene»



E si torna al tema che ha animato Il dibattito legato a lei: dà il meglio in Nazionale. Prandelli pensa che dipenda dal fatto che qui lei gioca più leggero.

«Mah! Io affronto le partite nella stessa maniera, sia nella Roma che in Nazionale. Io ho sempre respinto queste dicerie secondo le quali io in azzurro gioco molto bene e nella Roma molto meno bene».



Probabilmente non basterà questo suo punto di vista a mettere il punto alla questione.


«Sono un ragazzo onesto e devo fare una valutazione. Quando sono venuto in Nazionale ho fatto delle buone prestazioni, non solo contro il Messico, sono stato spesso il migliore in campo, altre volte ho giocato molto più che bene, E c'era tanta differenza rispetto a quello che facevo alla Roma. Lì una partita buona, una menti buona; allora in fondo un pizzico di verità ci tellteggere, per forza in questa doppia situazione, ed è giusto rendersene conto».



Lei come se lo spiega?

«Non lo so se è una cosa ambientale, una cosa mia personale, se dipende dalla pressione. Però, penso, se uno viene qui al Maracanà e ti guarda tutto il mondo, la pressione dovrebbe essere maggiore... Diciamo che giocare nella Roma per me vuol dire avere una pressione diversa: meno "mondiale", meno "intercontinentale", diciamo cosa, ma più passionale. Che a volte rischia di confondermi».



Il fatto di essere a novemila chilometri dall'Olimpico la tiene altrettanto lontano dalle faccende della Roma?

«Io seguo sempre con grande attenzione quel che succede anche se non ho sentito ancora nessuno direttamente, né la società, né il mister ma ho seguito la storia, la... telenovela di tutti questi allenatori e credo che abbiano preso un allenatore bravo, un allenatore equilibrato. mi ricorda, vagamente, anche perché ho sentito solo due parole, Luis Enrique. Dunque, dal punto di vista mio, parte col piede giusto, Enrique ricordo, è il numero uno».



promuove
, insomma.


«Tutto è da vedere, come sempre. E' un allenatore bravo, ha fatto bene dove è stato, in una squadra abbastanza piccola che ha portato ad alti livelli. E' una buona scelta».



Ma non la prima.

«Non ci deve interessare. Dobbiamo vedere quello che abbiamo, pensare alla nuova Roma, leggo anche nomi di acquisti che potrebbero essere molto importanti insomma penso che la società stia facendo la cosa giusta, anche perché negli ultimi due anni non abbiamo ottenuto i risultati che volevamo e c'è bisogno di uno sforzo».



Alla fine siete rimasti fuori dall'Europa. Quanto le pesa?

«Sì, c'è questo fatto. Ma sono altre le cose che mi pesano: quella di dover sempre dimostrare qualcosa o difendersi da accuse folli o da dicerie, le più becere. E questa è una cosa un po' più grave».



E' questo il cuore del discorso.

«Quando vengo in Nazionale non dico di essere considerato una stella ma un giocatore molto importante mentre a Roma devi stare attento a come ti muovi o a quello che dici perché ti vengono attaccate addosso delle "pecette", delle etichette vergognose! Chi calunnia è peggio di chi fa la spia. E a Roma si vive anche di certe calunnie».



Situazione pesantissima.

«Ma ormai uno lo sa da dove vengono certe cose e impara a conviverci».



E' questa la ragione del suo "doppio rendimento"?

«No, non dico che questo influisca: quando gioco male gioco male per colpa mia e quando gioco bene gioco bene per merito mio. Bisognerebbe essere più lucidi nel giudicare come gioco: qualche volta è capitato che ho giocato bene anche a Roma ma nessuno se ne è accorto».