Com’è la nuova Londra di Baldini

09/06/2013 alle 11:08.

CORSPORT (G. MARCOTTI) - Sloane Square, la piazza del quartiere di Chelsea dove abitava Franco Baldini ai tempi della Football Association è la classica babele cosmopolita che - proprio come succede in Italia - a taluni non piace e per altri è il non plus ultra. Esci di casa e gli inglesi purosangue sono, massimo, un trenta

 
VECCHIA E NUOVA - Quella era la Londra di Baldini a suo tempo, quella nuova - se, come sembra, passerà al Tottenham Hotspur - sarà necessariamente un po' diversa. White Hart Lane, con i mezzi, dista un’ora buona, il nuovo centro sportivo da mille e una notte un’ora e mezzo, traffico permettendo. Più probabile che Baldini - seppure a malincuore - tradisca il "suo" Sloane Square per Londra-nord, magari per le colline di Hampstead or Highgate. Ma il matrimonio - se si farà e non è ancora definitivo - sarà uno di quelli frutto di un lungo corteggiamento. Daniel Levy, amministratore delegato degli Spurs, crede fermamente nel cosidetto "modello Europeo" cioè un direttore sportivo che lavori assieme all’allenatore invece del manager onnipotente alla Sir Alex. Perché quello funziona se un Sir Alex ce l’hai e - ahimè - di quelli ce ne sono pochi. (...)
 
BUONA QUESTA...  - In realtà Levy Baldini lo aveva già cercato dopo il primo addio alla Roma e poi ancora dopo la partenza dal Real Madrid e infine, per la terza volta a settembre dello scorso anno. Buona la quarta, sembra. Baldini dovrebbe lavorare a fianco di Tim Sherwood, ex-centrocampista degli Spurs. Al primo mercato e osservatori, al secondo il settore giovanile. A caldeggiare l’ingaggio di Baldini non solo Levy, ma anche Andre Villlas-Boas, tecnico degli Spurs, arrivato a White Hart Lane l’estate passata. Al di là delle abilità sul mercato, Baldini è molto stimato in Inghilterra per il lavoro fatto con la Football Association come vice di Capello. Era lui a curare i rapporti con i club e con i giocatori, il "diplomatico" capace di smussare gli atteggiamenti a volte burberi di Capello. E forse non è una coincidenza che, senza Baldini, l’avventura inglese di Don Fabio finì male più per una questione di rapporti umani che di risultati sul campo. (...)