GASPORT (A. SCHIANCHI) - Il ritorno sulla terra è brusco. Dopolo spettacolo diWembley, finale di Champions League, ecco lo spettacolino dellOlimpico, finale di Coppa Italia. La differenza tra il calcio europeo e quello nostrano è evidente: da noi ritmi sempre più bassi, qualità tecniche decisamente inferiori e una lampante
Cross La Lazio vince sfruttando le fasce laterali. E lì, ai limiti del prato, che matura il successo. Candreva azzanna Balzaretti, Lulic mette in affanno Marquinhos. Dallaltra parte Lamela e Marquinho non fanno altrettanto. E sufficiente osservare il numero complessivo dei cross per stabilire dove si spezza lequilibrio: laRomane effettua solo 8, la Lazio addirittura 20. Andate a riguardarvi il gol decisivo di Lulic: Candreva se ne va sulla destra, piazza il pallone al centro e trova il bosniaco pronto al tocco finale. Azione cominciata su un lato e conclusa sullaltro. La Roma, invece, non riesce mai a imprimere velocità alle iniziative nelle zone esterne. Candreva è il laziale che tocca più volte il pallone: 98. Il segnale è chiaro: lui è il grimaldello per aprire la scatoletta giallorossa. Lamela, lomologo romanista di Candreva, è unombra: solo 55 tocchi e un tiro-mozzarella in porta. Troppo poco se lobiettivo è quello di alzare la coppa. Grinta La Lazio si fa preferire anche nei duelli individuali: 13 dribbling riusciti contro i 9 dei giallorossi. E, questo sì che è un dato importante, la squadra di Petkovic dimostra di avere grinta e determinazione in quantità industriali. Sono 46 i contrasti vinti dai biancocelesti contro i 36 dei romanisti, 56 i palloni recuperati contro 36. Insomma, se la qualità non è altissima perlomeno i laziali sgobbano e sudano. I romanisti, nemmeno quello.