IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Un tifoso a pezzi. La mazzata è stata terribile e Francesco Totti, il capitano della Roma, lha accusata sensibilmente. Come tutti coloro che domenica erano in Sud o davanti alla tv con il giallo e il rosso tatuato sul cuore. Lui, luomo dei record della storia della Roma, ci teneva da matti a battere la Lazio, a vincere la finale e a portare a casa la coppa. Lo voleva da tifoso e da professionista. Lo considerava un traguardo
LA VIGILIA
Pur di preparare al meglio la sfida con la Lazio, Totti la settimana scorsa aveva evitato ogni tipo di contatto pubblico, da una comparsata agli internazionali di tennis alla conferenza-stampa di sabato pomeriggio allOlimpico. Soltanto lincontro, irrinunciabile, con Papa Francesco. Una scelta, la sua, legata al desiderio di evitare dichiarazioni o polemiche e a quello di arrivare allappuntamento di domenica pomeriggio nelle migliori condizioni psicofisiche. Non è servito a nulla: la Roma ha perso e ora non resta che il rimpianto per loccasione persa e il dolore per la sconfitta.
IL DOMANI
E, adesso, Francesco, alla pari di tutti i tifosi della Roma, aspetta di conoscere quale sarà il nuovo allenatore. Ma alla faccenda non dà peso più di tanto: per lui, da sempre, contano di più i giocatori. Il 9 luglio dello scorso anno, nel ritiro di Riscone, disse con fermezza che la squadra non era attrezzata per le prime posizioni, «la Roma non è competitiva: servono i campioni» (e il giorno dopo venne duramente bacchettato dal ds Walter Sabatini, «ha parlato solo per far piacere alla gente»): i risultati gli hanno dato ragione. Lui non si considera esente da colpe, ma visti i precedenti ormai dà poca importanza al nome dellallenatore. Sa che contano i giocatori, non il tecnico. I bravi giocatori. Un allenatore può metterci del suo, ma a suo giudizio ciò che realmente fa la differenza sono i valori tecnici dei calciatori.
LA SPERANZA
Ecco perché, più che un nuovo o vecchio allenatore, Totti spera che nella Roma tornino in fretta senso di appartenenza e reale attaccamento alla maglia. Valori fondamentali che, secondo Francesco, sono andati svaniti negli ultimi mesi. E nella Roma questo era successo raramente. O forse mai.