IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Vorrei che tutti pensassero alla squadra piuttosto che ai propri interessi». La preoccupazione di Zeman, datata 7 ottobre, diventa la profezia del tecnico esonerato il 2 febbraio. Sul finire dalla stagione, è proprio quello che sta accadendo sul pianeta giallorosso. Ognuno si affanna a difendere il suo lavoro e la sua posizione, ma a nessuno interessa la Roma, settima e fuori per il secondo anno di fila dal podio Champio
AURELIO SI FA I COMPLIMENTI - Andreazzoli si presenta con il foglio in cui celebra il suo percorso in campionato. Messi gli occhiali, gonfia il petto: «Abbiamo fatto più nove sulla Lazio, più uno sul Napoli, più undici sullInter, meno uno sulla Fiorentina, meno quattro sul Milan che sta andando a mille e meno tre rispetto allUdinese che ha fatto sette vittorie di fila. Non è un andamento così negativo come si vuol far credere con numeri che fino alla gara con il Chievo, tra laltro giocata bene, erano da fenomeno mentre poi sono spariti». Il suo discorso convince, però, solo in un passaggio. «La Roma, guardando lattuale classifica, non è attrezzata per tornare in Europa». La realtà, finalmente.
LELOGIO AGLI EREDI - «Non vedo perché Allegri e Mazzarri non dovrebbero far bene a Roma. Mi piacciono molto: il loro è lidentikit del mio allenatore ideale» avverte Andreazzoli. Saranno gli ultimi due rivali dellannata. Che per lui finirà una settimana più tardi. «Sono qui per cercare di salvare una stagione cominciata male e per rivalutare gran parte dei nostri calciatori che erano in flessione. Vorrei vincere la Coppa Italia, ma non ho bisogno di dimostrare quanto sono bravo. Non cerco la conferma, sono già riconfermato a lavorare per questa società. E comunque sono io che decido il mio destino».