REPUBBLICA.IT (L. SERAFINI) - Una maglia contro la Fiorentina. È questa la richiesta di Daniele De Rossi, tornato ad allenarsi con i compagni dopo il dolore alla caviglia. Sabato sera vuole esserci, in una sfida in cui incrocerà un p
IL RECUPERO - Sul calendario di Daniele De Rossi c'è una data cerchiata di rosso: 26 maggio, Stadio Olimpico, finale di Coppa Italia contro la Lazio. Una notte che, come spiegato all'indomani della semifinale contro l'Inter, può essere allo stesso tempo "la più bella e la peggiore della mia vita". Tutt'altro che positivo, quest'anno, il bilancio personale nei derby: 88 minuti giocati in due gare, un'espulsione all'andata, un infortunio alla caviglia al ritorno. "Trauma distorsivo-contusivo" riportava il bollettino medico dopo la stracittadina di aprile. Un dolore che ancora oggi non è del tutto sparito e che è tornato a mordere domenica scorsa al 35' minuto, costringendolo a lasciare il campo. Una morsa forte, che solo nelle ultime ore sembra aver allentato la presa, quanto basta per tornare ad allenarsi con i compagni. Questa mattina il numero 16 giallorosso è stato provato accanto a Pjanic nel 4-2-3-1 che sabato sera affronterà la Fiorentina. De Rossi non vuole mancare al rendez-vous con i compagni di un tempo: ad attenderlo in campo ci saranno infatti Aquilani, salutato nel 2009 quando Pradè (oggi Ds dei viola) per fare cassa lo vendette al Liverpool e David Pizarro, partito a gennaio del 2012 per Manchester sponda City e poi tornato in Italia per approdare alla Fiorentina. De Rossi ricorda bene la speranza del compagno cileno, "Voglio che quella della Roma sia la mia ultima maglia in Italia", non in linea però con le scelte della nuova dirigenza giallorossa. La stessa che un anno fa gli ha permesso di rimanere a Roma con un maxi rinnovo, che ora i tifosi gli contestano in nome di prestazioni non all'altezza del nuovo stipendio. La gara di sabato sarà anche questo, una delle ultime opportunità per provare a riconquistare quella fetta di tifoseria ormai completamente avversa.
MONTELLA - Quando si saluteranno, forse De Rossi ripeterà a Montella ciò che pensa da un po': che la panchina su cui vorrebbe vederlo seduto non è quella del Franchi ma dell'Olimpico, sponda giallorossa ovviamente. Quell'allenatore "troppo amico dei giocatori", come qualcuno maliziosamente sosteneva nel periodo post Ranieri, ha stregato il numero 16 giallorosso da tempo. Prima l'endorsement quando l'addio di Luis Enrique era ormai certezza: "Mi è sembrato bravo da subito, Montella è l'uomo giusto". Poi il rimpianto, ad agosto, quando Baldini e Sabatini non trovarono l'accordo con l'aeroplanino: "dentro di me speravo prendessero Montella". Chissà che forse anche la stagione di De Rossi, senza il boemo, sarebbe andata diversamente.
MURO GIALLOROSSO - E' una Roma a due velocità quella osservata da un anno e mezzo ad oggi, ovvero dall'arrivo della nuova proprietà americana. Da un lato l'aspetto sportivo, con una squadra che non riesce a rimanere in Europa quando può e che anche quest'anno dovrà lottare per accedervi. Dall'altro lato l'aspetto societario, che mira alla globalizzazione del marchio e che sembra destinata a fare da guida agli altri club italiani. "Abbiamo intrapreso un percorso che punta molto sul marchio: stiamo provando a portarlo fuori dalla città, esportandolo in tutto il mondo, con diverse attività", ha spiegato a Sky il direttore commerciale dei giallorossi, Cristoph Winterling. La ricetta per crescere non è di semplice realizzazione: "servono investimenti nelle infrastrutture, soprattutto negli stadi perché, quando pieni, danno valore agli sponsor. Noi però nel frattempo siamo molto contenti dei nostri recenti accordi". Ultimo quello con la Nike, che dal 2014 vestirà Totti e compagni, e permetterà di aumentare ancora i ricavi, che a dicembre risultavano già in crescita del 22%. I modelli da seguire si trovano in Inghilterra e in Germania, verso le quali l'Italia ha un gap notevole, ma non dal punto di vista dei tifosi: "C'è una grande potenzialità - spiega Winterling - anche nella passione dei tifosi italiani, basta vedere i nostri tifosi a Roma. Una passione come questa all'estero non l'ho ancora vista". Simile forse all'"Echte Liebe", amore vero, dei tifosi del Borussia Dortmund, società oggi sul tetto d'Europa e individuata già sabato da Andreazzoli come esempio da studiare. "Quello tedesco è un modello che seguiamo. Quando vedo il muro giallo formato dai tifosi -dietro la porta del Dortmund penso alla Roma, e - afferma Winterling - sono convinto di poter vedere presto un muro giallorosso". Magari nel nuovo stadio a Tor di Valle.