Pallotta e i razzisti da bandire. Però ora non lasciamolo solo

22/05/2013 alle 13:09.

GASPORT (R. PALOMBO) - «Prima di concentrarci sui nuovi stadi dobbiamo pensare a buttare fuori da quelli vecchi tutti quei falsi tifosi che fanno del razzismo e della violenza una loro regola di vita». Giancarlo Abete lo aveva detto a Roma durante la presentazione di B Futura, e peccato solo non lo abbia ribadito lunedì a Milano nell'incontro sul



Leggiamolo insieme con attenzione, perché cose cosi forti da un club italiano nei confronti di frange di propri sostenitori non si erano mai sentite: «Quello che è accaduto domenica scorsa è terribile e inaccettabile. La AS Roma non considera i responsabili di tali fatti come suoi tifosi. Le azioni di questo gruppo ristretto sono detestabili e danneggiano la nostra società e i nostri fedeli tifosi che rispettano le leggi. Non abbiamo ancora ricevuto tin rapporto dettagliato dalla Lega o dalla Federazione, ma continueremo a lavorare con loro e con le forze dell'ordine per garantire che venga fatto tutto il possibile per identificare e bandire i responsabili dagli stadi di calcio». Pallotta domenica non era allo stadio per , ha raggiunto l'Italia solo lunedì, e dei buuuh all'indirizzo del convitato di pietra, il milanista Balotelli, ha saputo dai giornali e poi attraverso le esemplari decisioni del giudice sportivo Tosel: chiusa per una giornata all'inizio del nuovo campionato, quando questo genere di sanzioni, maturate sull'asse Uefa Platini-Abete, diventeranno prassi comune.



Quelle di Pallotta sono vere e proprie dichiarazioni di guerra: a un certo modo di occupare le curve e di essere tifosi, del quale società in moderno divenire come la Roma made in Usa intendono fare molto volentieri a meno. C'è una cultura e una voglia di agire tipicamente americani nel modo di affrontare il problema. Fin qui, segnali di voler spezzare certi cordoni ombelicali li aveva dati Lotito, il presidente della Lazio per questo assai contestato che ruppe le sinergie mercantili con quella parte di curva che si era messa in affari con la società. Salvo poi trovarsi in Europa League con l'Olimpico chiuso per due partite causa razzismo.



Ora Pallotta va oltre: certa gente dentro al proprio stadio non la vuole proprio. Va bandita. E' chiaro, siamo solo all'inizio di una partita. Ma si capisce bene che quando parlando dello stadio che verrà Pallotta annuncia l'introduzione di tecnologie anti indesiderabili come lo scanner facciale sta facendo sul serio. Ora la cosa importante è non lasciarlo solo. Le autorità del caldo e quelle del Paese, a cominciare dai tavoli coi ministeri dell'Interno e dello Sport che Pallotta intende aprire al più presto per iniziare un percorso condiviso, devono sfruttare l'energia e la «laicità» di questo dirigente venuto da lontano. La stessa Roma, che in altre vicende più e meno contigue ha mostrato fin qui di avere un po' troppe anime, deve essere capace di fare quadrato e di essere una soltanto. In grado di educare tutti quei tifosi che questa partita la vogliono giocare dalla parte giusta. E di portare fuori dagli stadi quelli che non ne vogliono proprio sapere. A cinque giorni dal derby più temuto della storia, che dalle porte quasi chiuse è passato proprio ieri al (rischio-so)estremo opposto, è il messaggio giusto.