CORSERA (G. TOTI) - Le pretese della Rai e della Lega calcio, comera scontato da alcuni giorni, hanno lasciato il campo ai timori delle forze dellordine e a una scelta dettata dal buon senso. Siamo certo ancora lontanissimi dalla
La luce del giorno non è mai stata un deterrente per chi pianifica gli scontri con feroce determinazione. Tuttavia non era più tollerabile lidea di mandare in scena di notte - quando rischi e problemi si decuplicano - una partita con un tasso di pericolosità straordinariamente elevato. Bene, dunque, hanno fatto i responsabili dellordine pubblico a mantenere le proprie posizioni e a imporre lanticipo: «Mai più un derby di notte», avevano detto. E questimpegno andava rispettato, anche a dispetto delle pressioni e delle insistenze incomprensibili che hanno caratterizzato il ruolo della Rai - detentrice dei diritti e che trasmetterà in diretta la finale - e dalla Lega calcio di Milano. Come abbiamo avuto già modo di scrivere dopo gli incidenti dellultimo derby di campionato, meno di un mese fa, il cuore del problema rimane lapplicazione della legge e la certezza della pena.
Fino a quando in Italia prevarranno impunità e debolezze, forse persino complicità; fino a quando questo Paese non si allineerà a quelle nazioni, Inghilterra in testa, che da tempo hanno arginato il fenomeno della violenza dentro e fuori gli stadi; fino a quando non si colpiranno i criminali nel rispetto della legalità e della convivenza civile, ogni tipo di provvedimento o di strategia è destinato a rimanere inutile. Non serviranno gli anticipi e i cambi dorario, non serviranno i Daspo, non serviranno gli appelli. Ieri pomeriggio, subito lufficializzazione del derby alle ore 18, nel giorno del voto per il nuovo sindaco della Capitale, tutti gli attori coinvolti hanno cominciato a lanciare messaggi di «pace» alle tifoserie.
Dal prefetto Giuseppe Pecoraro al presidente del Coni Giovanni Malagò, da quello della Lazio Claudio Lotito al capo della Lega calcio Maurizio Beretta passando per il Ceo della Roma Italo Zanzi e il sindaco Gianni Alemanno, tutti hanno ceduto allesortazione, parlando da un lato di «giornata di festa» e dallaltro di «ultima occasione» per la città. Lo spirito di questi interventi si comprende facilmente, e si può pure condividere. Ma le raccomandazioni benevole, in passato, hanno ottenuto il risultato inverso, «animando» ulteriormente - come i figli scapestrati dopo le prediche dei genitori - quelle poche centinaia di teppisti che a ogni derby seminano il terrore insanguinando strade e quartieri. Se di «ultima occasione » davvero si tratta, allora significa che il tempo delle belle parole e degli appelli è scaduto. Bisogna fare spazio solo ai fatti e al pugno deciso.