CORSPORT (E. PINNA) - E la reazione della Roma, non alla multa, alla chiusura della curva Sud ed alla spada di Damocle della recidività che si porterà appresso nella prossima stagione. E la reazione a quei cori, beceri e incivili, che hanno spinto il giudice sportivo Tosel ad adottare tali provvedimenti ai danni della società
MANI LEGATE - Perché è chiaro che le società, davanti a questi fatti, hanno le mani legate. Più che mettere in atto tutte quelle procedure - in accordo con le forze dellordine - per prevenire e vigilare, non possono fare. Qualcosa in più potrebbero gli altri tifosi. Sarebbe bastata una reazione di diniego, di disgusto più forte rispetto ai timidi fischi che si sono sentiti in Roma-Napoli, dopo i cori contro Balotelli, per evitare la chiusura della curva Sud. Un particolare da tenere a mente. Il club giallorosso, però, non ci sta ad essere identificato con lintolleranza razziale. E ieri lo ha messo nero su bianco. «Quello che è accaduto domenica scorsa è terribile e inaccettabile. La AS Roma non considera i responsabili di tali fatti come suoi tifosi. Le azioni di questo gruppo ristretto sono detestabili e danneggiano la nostra società».
LOTTA - Adesso la Roma si trova in una posizione delicata. La squalifica della curva Sud e il termine della stagione hanno fatto evaporare la diffida, che Tosel aveva comminato dopo quanto accaduto a San Siro durante Milan-Roma, con tanto di sospensione da parte di Gianluca Rocchi, sempre più arbitro europeo. Ora, però, la Roma ha una «recidività specifica», il che significa che al prossimo episodio di razzismo il club si troverà nella poco invidiabile situazione di avere una strada privilegiata per pene più severe. Un comportamento che, dunque, sottolinea ancora la Roma, «danneggia i nostri fedeli tifosi che rispettano le leggi. Non abbiamo ancora ricevuto un rapporto dettagliato dalla Lega o dalla Federazione, ma continueremo a lavorare con loro e con le forze dellordine per garantire che venga fatto tutto il possibile per identificare e bandire i responsabili dagli stadi di calcio». (...)