CORSPORT (M. EVANGELISTI) - Combattuto tra la tentazione di rinnovare sia gli interpreti sia il copione e il dubbio di non essersi ancora ben spiegato quando ricorda ripetutamente che in campo vanno due squadre; stretto in mezzo alla necessità di gestire il presente e alla rivendicazione di vedersi riconosciuto il futuro; Aurelio Andreazzoli decide di raccogliere la sua vita e prenderne possesso. (...) E stufo
E stufo di essere considerato un nerd della panchina. Un allenatore è essenzialmente una personalità, un elaboratore di pensiero. Il pensiero ha significato solo se trasmesso. Ora lui vuole trasmettere quello che pensa.
ASPETTATIVE - Sono molti gli ostacoli che il mondo gli piazza davanti. Per esempio un certo atteggiamento di sottovalutazione nei suoi confronti che comincia a seccarlo. Due punti a partita significano qualcosa. «Ma io non giudicherei un allenatore solo dai risultati. Preferirei che si facessero valutazioni a tutto tondo. Che si guardasse a quanto è unito questo gruppo. Ai progressi di Goicoechea, alla voglia di giocare di Lobont che se lo conosco sarà in campo con il naso rotto e senza mascherina. Ai miglioramenti enormi che la Roma ha espresso in tutte le aree, agli atteggiamenti, ai comportamenti. (...) Dagli allenamenti che ho visto, mi aspetto una prestazione di alto livello. Certo, ci trovavamo nelle stesse ottime condizioni prima di Palermo e del match con il Pescara» .
E così. Andreazzoli si è messo a contare i suoi meriti, «anche se di punti fatti e persi preferirei parlare alla fine del campionato. Sono troppi 25 punti di ritardo dalla Juve, non esiste tutta questa differenza» . E a prenderseli, insieme con le responsabilità. «Cè moltissimo di Andreazzoli nella risalita di Osvaldo. In quali termini, sono faccende che riguardano me e lui» .
RIVOLUZIONI - Saldamente sicuro di sé, lAurelio. (...) Entusiasta a tal punto del suo mestiere e di come lo fa ( «Gli schemi sono al servizio dei giocatori, non il contrario» ) da suggerire rivoluzioni. «Datemi i time out, le interruzioni di gioco che permettono ai tecnici di parlare con i giocatori. Il calcio è alletà della pietra da questo punto di vista. Lo fanno negli altri sport, perché noi no? Negli stadi non è assolutamente possibile trasmettere ai giocatori le proprie idee. Così si verifica un assurdo: gli allenatori parlano, parlano, con i ragazzi, con i giornalisti, per una settimana intera. E poi stanno 45 minuti nellimpossibilità di comunicare con la squadra» . Questa è una proposta concreta che Andreazzoli lancia, dallalto della sua posizione al di sopra delle parti di allenatore semiprecario.