IL GIORNALE (F. ORDINE) - Allegri e Ancelotti: destini paralleli. Riuniti nel nome del Milan e adesso accomunati dall'identica condizione. Entrambi furono discussi da Silvio Berlusconi presidente, eppure il primo rimase a corte la bellezza di 8 anni che non sono poi così pochi per un tecnico di grande club.
Allegri ripercorre la stessa condizione vissuta da Carletto che ora si ritrova prigioniero di un contratto ma soprattutto di un verdetto disciplinare. Già perché a Madrid, il Real ha preparato quasi tutto per accoglierlo: e cioè l'avvento di Zidane come uomo del presidente e la presenza di Fabio Cannavaro come assistente principale. Il capitano del mondiale azzurro, che definisce Ancelotti «un fratello», ha un passato da calciatore al Real Madrid, conosce ambiente e abitudini del casato, ha conservato ottime amicizie anche tra la stampa madridista, può diventare una comoda password specie per i primi tempi. Eppure Ancelotti non può dirsi ancora allenatore del Real Madrid. Perché il patron del PSG lo tiene al guinzaglio di un contratto in vigore non tanto per convinzione autentica ma solo per necessità. Perché il successore designato, Leonardo, è in attesa del provvedimento disciplinare relativo alla spallata data all'arbitro dell'ultimo turno di campionato. E se la decisione della giustizia calcistica francese dovesse rifilare al brasiliano una super squalifica, l'idea di Leonardo allenatore abortirebbe, e Ancelotti sarebbe costretto a rimanere ancora un anno a Parigi.
Max Allegri è nelle stesse condizioni. In estate non esitò un attimo quando da Arcore gli spiegarono della necessità di cedere Thiago e Ibrahimovic. «Capisco e mi adeguo» fu la risposta del tecnico. Che ora da un canto vorrebbe restare a Milanello ancora un anno, dall'altro si rende conto che farlo a dispetto di Berlusconi («zero telefonate dopo la conquista del terzo posto» il rimpianto del livornese) non sarebbe né utile né vantaggioso, specie poi col contratto in scadenza. La Roma continua a fare pressing preoccupata dalla prospettiva di restare senza un candidato affidabile dopo aver perso Mazzarri (volato all'Inter). Dopo un colloquio telefonico con Silvio Berlusconi, Galliani, intervenuto al Vismara, fa sapere che «di essere pronto, giovedì sera, durante il summit con Allegri, a «prendere la migliore decisione possibile nell'interesse del Milan», la frase riferita a Milan Channel. Anche presso la famiglia Berlusconi le simpatie per Allegri sono in rialzo. E per famiglia s'intende Barbara, esponente del cda rossonero, ieri intervenuta alla biennale d'arte a Milano e uscita dall'insidia delle domande con un bel dribbling, «mi è piaciuto in egual misura sia il padiglione italiano che quello olandese», l'espressione usata. Galliani è in attesa di sapere, entro stasera, se la cena di giovedì è confermata o no.
Se Berlusconi dovesse tornare ad Arcore dalla Sardegna per incontrare Allegri, allora è probabile la conferma. In caso contrario l'epilogo è scontato: si va verso il divorzio con l'arrivo di Seedorf. Con qualche difficoltà all'orizzonte, costituita dallo status regolamentare. Se l'eventuale resistenza del Botafogo può essere vinta grazie alle diplomazie, nel caso di mancata deroga da parte del settore tecnico di Coverciano, i problemi diventerebbero seri. Perché allora Seedorf dovrebbe accucciarsi a svolgere lo stesso ruolo di Lopez nel Cagliari. Uno come Calrence può vivere nascosto? Non solo, ma diventerebbe un nodo scegliere l'allenatore con patentino di prima categoria da mettergli al fianco. Tassotti assolverebbe a questo incarico per amor di patria che dura da 33 anni con una fedeltà degna di una medaglia al valore calcistico? Perciò Allegri e Ancelotti si riscoprono gemelli.