Ci vuole il suo furore pur con tutti gli errori

11/05/2013 alle 10:13.

CORSPORT (G. DOTTO) - Mi piace Sabatini. Magari non sarà reciproco, pazienza. Mi piace ancora di più dopo la “sparata” dell’altro ieri. Intendiamoci, di cose strane e assurde ne ha dette. La più assurda: «C’è stata un’aggressione di quattro giornali contro un giocatore il cui nome ed età rendevano la bocciatura una sentenza di tribunale». Che vuol dire in assoluto?

Ma basta anche con queste polemicazze da gioco delle parti. Andiamo oltre il carcere ammorbante dei ruoli. La partita vera che si gioca oggi non è tra società Roma e media. Basta prendersi per il naso. Allenatori belli, brutti, diversi, antipatici, avveniristici. Tattiche, strategie, progetti. Tutte balle. Bolle verbali. La verità una, sola, indivisibile è che questa Roma ha bisogno di furore. Sano, ma anche insano se prendiamo l’ultimo Walter. E è l’uomo giusto. La Roma deve ripartire da lui. Dalla sua voce e dalla sua passione. Dalle sue inquietudini, persino dai suoi incessanti ossimori. Ben vengano le risposte sanguinarie e gli “articoli conservati in bacheca” se servono a incentivare un’identità forte del gruppo. Non sarebbe la prima volta. L’Italia mondiale di Bearzot iniziò così, dall’individuazione di un nemico. Che non era Zico e nemmeno Maradona.

Scegliere il leader, dargli tutta la forza possibile, troncando la foresta pietrificata dei troppi rami che s’intrecciano simulando un abbraccio che è solo mortale, non porta a niente, a nessuna luce. ha la voce giusta. Fa bene, anche quando piscia sull’albero sbagliato, a dissotterrare l’ascia di guerra. Bisogna misurarsi con l’ambiente in cui si vive. Roma è diventata una piazza forcaiola, in cui anche l’ultimo dei cretini, che non saprebbe sostenere un confronto con il lattaio sotto casa, diventa un feroce sputasentenze nella presunta e molto triviale democrazia di massa dei tweet e dei microfoni? Rispondere. Tirare fuori il torace e altro. Accendere la mischia, alzare la temperatura, ma sempre con onestà. Ammettendo virilmente i propri errori. E anche qui può, deve, fare meglio.

Dal furore in poi discende tutto. Anche il nome dell’allenatore. Ben venga il livornese Mazzarri, anima calda (ma perché ignorare uno come Guidolin, il migliore di tutti, che sotto la tela pretesca di furori ne cova a bizzeffe?). (...)

Il che è e l’allenatore che sarà dovranno anche gestire con lucidità il dopo . Insegnare a questa squadra che si può giocare calcio e vincere anche senza di lui. Che le responsabilità si possono, si devono prendere. Che la palla può passare anche altrove, che certe punizioni, certi calci d’angoli o certi rigori possono essere battuti anche da un piede che non sia quello del Mito (Osvaldo l’ha fatto nel modo peggiore e poi rovinato nell’esecuzione, ma il senso è quello). All’inizio sarà faticoso, anche doloroso, ma non c’è alternativa, se si vuole il bene della Roma, e questo è il primo a saperlo.

Ah, già il derby. Dimenticavo. Non è poi così importante. Importante è la Roma che sarà. E’ il peggiore dei derby, infido, malvagio, quanto mai inopportuno. Non puoi che vincerlo. E, se lo vinci, hai forse appena salvato la stagione. Se lo perdi, diventa un disastro. Meglio vincerlo, ma senza esagerare con la festa.