IL TEMPO (A. SERAFINI) - Esplosa la bolla, l'indignazione verso il problema «razzismo» ha raccolto anche l'ultima voce rimasta fuori dal coro: probabilmente la più attesa nell'ennesima triste vicenda del calcio di casa nostra. La voce di Mario Balotelli r
«Ho sempre detto - prosegue - che se fosse successo in campo non avrei fatto nulla, ma ora ho cambiato idea. Se mi sarà rivolto un altro coro razzista, uscirò dal campo. Domenica ho parlato con Boateng e stavo per andarmene, poi avrebbero potuto pensare che lo facevamo perché eravamo in difficoltà nella partita e volevamo avere la vittoria per 3-0, quindi ho deciso di rimanere». E dopo l'invito del presidente della Fifa Blatter alla Figc di intraprendere misure più dure per combattere il problema (la Roma è stata multata di 50.000 euro), ieri è stato il turno del presidente dell'Uefa Platini: «Non è l'Italia che è un Paese razzista, è colpa della gente che mischia la politica col calcio e porta il nazionalismo negli stadi. Servono le leggi che aiutino gli arbitri a prendere le decisioni corrette. Rocchi è stato bravissimo per esempio nel decidere di sospendere la gara. Gli faccio i complimenti».
Una convinzione ferma quella di «Le Roi», anche nelle contromisure da prendere: «Punire le società? No, perché in questo modo i tifosi diventerebbero protagonisti dei campionati. È la gente sugli spalti che fa cori razzisti che va punita».
L'unità di intenti sugli spalti e fuori dal campo sembra però rimanere ancora un miraggio. Così come i messaggi di distensione, ignoti però al patron del Palermo Zamparini, sempre pronto a scagliarsi contro le istituzioni del calcio internazionale: «Il presidente dell'Uefa e il presidente della Fifa sarebbe da prenderli a calci in cu...tutti e due. Evitassero poi di parlare di razzismo. Blatter quando l'Italia ha vinto il campionato del Mondo non ci ha voluto premiare, quindi come si chiama uno che detesta gli italiani? Il razzista è lui».