CORSPORT (G. DOTTO) - Detto che ci vorranno due giorni e due notti almeno per smaltire la ferita del sinistro di Lamela che alle 16 e 22 ci ha fracassato il petto per quanto improvviso, musicale e inesorabile, intascati i tre punti al platino, cosa ci racconta il Torino del più sottovalutato allenatore della storia, nome e cognome Giampiero Ventura? Che la Roma a oggi è squadra incompiuta. Che non vuol dire sentenza, ma giudizio sospeso su qualcosa che sta viaggiando non si sa in quale direzione ma carico di cose belle e allarmanti, qualcuna inutile. Oltre Andreazzoli, uomo tenero, intelligente e appassionato, servirà un maestro di calcio carismatico ma dialogante p
Leggiamo in chiave rosa il futuro. Romagnoli e Marquinhos si libereranno dei candori da anagrafe. Pjanic, ieri al suo peggio da romanista, diventerà meno calligrafico e più leader. Lamela si ricorderà della lezione zemaniana, meno innamorato dellattrezzo, non più attirandosi dietro mute ringhianti di terzinacci incattiviti dalle provocazioni del narciso. E poi Dodò. Lampi da fenomeno anche ieri, sinistro che canta, deve solo capire in che mondo è capitato e trovare il suo posto. Da qui in poi tassativo farlo giocare il più possibile. Ripartire da questi cinque e non solo. Lunga vita a santoni da campo e da spogliatoio, Totti e Perrotta (che meraviglioso uomo e giocatore è costui? Riguardatelo, prego, labbraccio di ieri a Osvaldo). Recuperare De Rossi, via la barba, murale iperrealistico del buio di dentro, dimenticandosi noi di quanto guadagna e lui di quanto noi lo sappiamo. E poi Osvaldo. Il masochismo della piazza ha toccato con questo ragazzo dai nervi infiammabili vertici di stupidità. Domanda ai linciatori del gregge: e poi, fuori Osvaldo, cè in giro di meglio? Vogliamo o no provare a rifarlo nostro? Ieri a Torino infuriava sulla destra tale Cerci, altro lunatico da manuale e altro caso di masochismo della piazza, del non saper gestire e aspettare là dove il talento è lampante.
Mercoledì a San Siro, contro lex figlio di Trigoria sempre più simile a un mister Bean finito nel copione sbagliato, dal comico al tragico, servirà qualcosa che da due anni non si vede in questa Roma condannata alle belle maniere. Una cattiveria ai confini della maleducazione.