IL TEMPO (D. PALIZZOTTO) - Un caos senza fine. E soprattutto senza soluzione, almeno per il momento. Il derby di Coppa Italia resta senza una data, unora e persino una sede. Il giorno della decisione finale si è trasformato nel giorno delle trattative infinite, delle schermaglie tra club e Questura, dei litigi sulla spartizione dello stadio Olimpico e sulle modalità di vendita dei biglietti. E così la domanda in sospeso dal 17 marzo, da quando cioè
Lipotesi più probabile, è bene anticiparlo, resta quella ufficiale, vale a dire domenica 26 maggio. Gli appunti del sindaco di Roma Gianni Alemanno, preoccupato per la concomitanza con le elezioni comunali, sono ormai caduti. Le obiezioni del Prefetto della Capitale Giuseppe Pecoraro, invece, sono ancora in piedi. Dunque è difficile, in pratica impossibile, rispettare lorario ufficiale, vale a dire le 21. Molto probabile lanticipo della gara al pomeriggio: non alle 17, come ipotizzato allinizio, bensì alle 18, come chiesto dalla Rai, preoccupata per il sovrapporsi della finale con lultima tappa del Giro dItalia di ciclismo.
Il problema da superare, però, non è la decisione della Prefettura, ma laccordo con la Questura per il piano definitivo sullorganizzazione del derby. Un piano fermo ormai da tre giorni. Il nodo della discordia tra Lega di serie A, club e autorità di ordine pubblico è noto: la spartizione dellOlimpico. La Lega e le società avrebbero preferito dividere lo stadio in due parti uguali, la Questura ha escluso questa possibilità. E allora si è passati al piano B: la Lazio avrà curva Nord e tribuna Tevere, la Roma occuperà curva Sud e tribuna Montemario, naturalmente con i necessari aggiustamenti. La Montemario ha 4 mila posti in meno (per tribuna autorità e stampa) e dunque per garantire la «par condicio» i biglietti della Tevere andranno ridotti. Poi, naturalmente, bisognerà assicurare una zona cuscinetto tra Montemario e curva Nord, almeno altri 2 mila posti vuoti per motivi di sicurezza. E qui cominciano i problemi perché nellidea della Lega i corrispettivi 2 mila posti della Tevere dovrebbero essere riservati alle «famiglie», proposta subito rigettata dalle società per non far entrare in contatto tifosi avversari.
Gli attriti maggiori riguardano però le modalità di vendita dei circa 16 mila biglietti di tribuna (8 mila in Montemario e altrettati in Tevere) «sopravvissuti» alle restrizioni. Secondo la Questura questi tagliandi devono essere riservati ai possessori della Tessera del tifoso, condizione considerata inaccettabile dalle due società, preoccupate di disputare un derby a spalti (semi)deserti (tra laltro i biglietti di tribuna costeranno oltre 100 euro).
Uno scontro senza soluzione apparente, o quanto meno drastica. Perché per i due club una soluzione ci sarebbe. Certo complicata, forse impossibile dal punto di vista organizzativo, ma economicamente importante: Pechino. Roma e Lazio stanno portando avanti insieme la trattativa con le autorità cinesi e credono nello spostamento della finale. Unipotesi difficile, ma gradita anche alla Lega, soddisfatta dal successo delle ultime edizioni della Supercoppa italiana. Lidea Pechino resta sullo sfondo, la trattativa tra il mondo del calcio e la Questura procede a oltranza e il piano definitivo dovrà poi essere esaminato dalla Prefettura. Quando? Non prima di lunedì, con la Rai infuriata per la necessità di ricollocare gli spazi pubblicitari. Un caos senza fine per una semplice partita di calcio.