I club tirano la cinghia, il calcio prova a ripartire

05/04/2013 alle 14:00.

MILANO FINANZA (G. ZAPPONINI) - La tempesta potrebbe essere alle spalle. Dopo anni di profondo rosso il calcio italiano prova a rialzare la testa, imboccando la strada del contenimento dei costi e dei vivai giovanili. Finiti i tempi delle spese pazze e dei giocatori pagati a peso d'oro.

«C'è stato un parziale ripianamento delle perdite da parte dei club», spiega Grasso, «dettato anche dall'acuirsi della crisi che in pratica ha anticipato le regole del fair-play finanziario, prendendone alla fine il posto». Un altro segnale incoraggiante arriva dal valore della produzione del calcio professionistico, cresciuto lo scorso anno del 7% su base annua a 2,7 miliardi, nonostante il costante calo di pubblico sugli spalti. A preoccupare gli addetti ai lavori è però l'indebitamento della Serie A, aumentato nella passata stagione dell'8,8% a 2,9 miliardi (3,5 miliardi l'intero debito del calcio professionistico). In aumento anche i costi a 3 miliardi ( 4,4%). «Siamo ancora dinnanzi a un debito sostenibile, i club hanno imparato la lezione e fatto loro un modello di gestione nuovo: la transizione è iniziata» rassicura Grasso. «E penso che per il prossimo anno possiamo aspettarci un ulteriore miglioramento della situazione».