CORSERA (G. PIACENTINI) - Cè un dato che meglio di tutti rende lidea della mediocrità della stagione giallorossa. È quello della posizione in classifica sesto posto, fuori dallEuropa che racconta come la Roma non siamai stata veramente in lotta per nessuno de
Una continuità in negativo che, in parte, toglie responsabilità ai tecnici. Le colpe di Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli non sono inferiori a quelle di dirigenti e calciatori. Passaggi a vuoto come quello contro il Pescara fanno parte del dna della squadra. Non importa che lavversario sia il Livorno, lo Slovan Bratislava, la Sampdoria o il Palermo: la «sindrome di Roma-Lecce» sembra essersi impossessata di tutti dentro Trigoria. «Colpa dellambiente» disse tempo fa il d.g. Baldini, il cui futuro sarà deciso a fine stagione dalla proprietà americana (il presidente Pallotta ha manifestato la sua insoddisfazione domenica pomeriggio), al pari di quello degli altri dirigenti protagonisti di due anni di gestione fallimentare, ma anche di un gruppo di calciatori forse sopravvalutato o, nella migliore delle ipotesi, con poca personalità.
I tecnici, poco aiutati da una dirigenza latitante, non hanno imposto la loro autorità. Luis Enrique aveva messo regole, ma è scappato a fine stagione. Zeman le aveva chieste ed è stato esonerato. Andreazzoli ha preso la strada contraria e, dopo il pareggio con il Pescara, ha concesso un giorno e mezzo di riposo. Dopo leliminazione in coppa di Francia, Ancelotti ha portato quattro giorni in ritiro il Psg e Conte, dopo la sconfitta con la Roma, per punizione ha fatto allenare la squadra alle 8 di mattina. Entrambi stanno vincendo il campionato mentre la Roma dovrà lottare per ritagliarsi uno spazio in Europa League.