Sceicco addio, fine del bluff

15/03/2013 alle 08:27.

IL MESSAGGERO (R. DIMITO) - È ufficiale: Adnan Adel Aref Qaddumi non entra nella Roma calcio. Ma nessuna sorpresa, il copione era già scritto da tempo. As Roma SVP LLC «informa che il partner non ha consumato l'investimento, non c’è un accordo in atto per prorogare il termine per la chiusura della transazione, l'accordo

 
I PALETTI DELLA BANCA Il bluff era scontato. Unicredit, partner degli americani nel club, ne era convinto sin da subito e lo ha detto abbastanza chiaramente Paolo Fiorentino nell’intervista al Messaggero. D’altro canto la verifica sulle quattro società riconducibili a Qaddumi (tre inattive e una in perdita di 797 euro con attività per 9 mila) e l’esame della Centrale rischi di Bankitalia che evidenzia una sofferenza di 4 mila euro per un debito non pagato alla Popolare di Spoleto, lasciavano presagire l’epilogo. 
 
Ora ci dovrà essere un chiarimento tra Pallotta, socio assieme ai suoi alleati, con il 60% di Neep e Unicredit (40%) sul futuro immediato della As Roma. E questo confronto dovrebbe tenersi a breve, nei primi giorni della prossima settimana. Perchè da qui a giugno, c’è una necessità di cassa da colmare a tutti i costi. Finora americani e banca hanno accordato finanziamenti-soci per 65 milioni che saranno assorbiti dall’aumento di capitale da 80 milioni. Ne restano, quindi da versare 15. Ma non bastano. Unicredit farà rapidamente i conti per stabilire se altri 50 milioni sono sufficienti per tenere in piedi una società che nei sei mesi finiti il 31 dicembre scorso, ha perso 26,1 milioni portando il patrimonio netto in rosso per 78,5 milioni. 
 
Unicredit si è stancata di donare sangue. Finora ha sostenuto il club per evidenti considerazioni sociali e temendo conseguenze reputazionali. Ma i tempi sono quelli che sono, la stretta del credito costringe le banche a razionalizzare i soldi. Ecco perchè Fiorentino si siederà al tavolo con Pallotta mettendo bene in chiaro le condizioni: la banca potrebbe fare un ulteriore sforzo, ma a certe condizioni tassative, tra le quali l’impegno degli americani a fare gli azionisti di maggioranza. Cioè a mettere i soldi che servono, anche perchè sin dall’inizio, come è scritto nel patto, Unicredit ha dichiarato di volersi diluire al 10%. E il patto gli consentiva di farlo già entro marzo 2012. Il tempo dunque è scaduto. Se gli americani non hanno le risorse dovranno trovare rinforzi seri nell’azionariato che mettano soldi veri. Non lo sceicco di Perugia.