Sale Marquinho. Da esodato a insostituibile: «È una favola»

27/03/2013 alle 09:04.

GASPORT (C.ZUCCHELLI) - Per Zeman non solo non era titolare, ma era anche il primo sulla lista dei partenti. Da quando c'è Andreazzoli, la vita calcistica di Marquinho è cambiata del tutto. Con il boemo era il 17° giocatore della rosa per minutaggio (peggio solo Dodò, Taddei, Perrotta, Lopez e Romagnoli) e, gol a San Siro a parte, di lui ci si ricordava solo per gli insulti al tecnico a Catania. Con il cambio in panchina la situazione si è capovolta e Marquinho è diventato il 5° giocatore più utilizzato



Punto di riferimento - Andreazzoli lo considera un giocatore importantissimo, un punto di riferimento della fascia sinistra, la dimostrazione di come col lavoro quotidiano si possano ribaltare le gerarchie. Come il tecnico la pensa Simone Beccaccioli, il tattico di Trigoria, l'uomo che un anno e mezzo fa lo studiò per conto di e fu decisivo con le sue relazioni per farlo arrivare a Roma. Impiegato come esterno di centrocampo o terminale avanzato, Marquinho ha dimenticato tutte le amarezze della prima parte di stagione e si sta ritagliando uno spazio sempre importante anche per mancanza di avversari, visto che la situazione di Dodò ormai è nota e Balzaretti non è al meglio.



Tra Sicilia e Brasile - A gennaio il brasiliano era pronto ad andare al Palermo, l'avversario di sabato, poi l'offerta del Gremio — che gli aveva proposto ritorno in patria e maglia da titolare — lo aveva convinto ad accantonare i siciliani («Io non c'ero, ma era quasi tutto fatto, poi preferì il Gremio — dice il d.s. rosanero Perinetti — Per la Roma è stata una mancata cessione che le ha fatto trovare un nuovo titolare»). La Roma, infatti, non era sicura di cederlo in prestito con diritto di riscatto e negli ultimi giorni di mercato bloccò tutto.



Favola e motivazioni - Marquinho era perplesso: da una parte la Roma che gli chiedeva di aspettare, dall'altra il Gremio che premeva. «Il problema non è la panchina — disse ai dirigenti della Roma — ma il fatto che, anche se faccio il massimo in allenamento, poi non ho opportunità. L'allenatore non mi vede, non ho motivazioni». A giustificare lo sfogo i minuti (530) giocati con Zeman. Senza il boemo ha trovato stimoli e i minuti, in sole 6 gare, sono già 446. Ha segnato un gol bello e importante a Bergamo sotto la neve (il 6° in 14 mesi di Roma) ed è diventato la chiave tattica di Andreazzoli per cambiare le partite. Lui si gode il momento e ammette: «Se me l'avessero detto due mesi fa non ci avrei mai creduto. Mi sembra una favola».