Pedofilia: Papa Francesco caccia Bernard Law, amico di Thomas DiBenedetto che incontrò nel 2011

15/03/2013 alle 22:05.

IL FATTO QUOTIDIANO - A un certo punto, varcato il portale di Santa Maria Maggiore, lo sguardo di Papa Francesco s’è fatto cupo. Non s’aspe ttava di incontrare il cardinale messicano Bernard Francis Law, un grosso uomo di 82 anni, ormai in pensione senza aver mai scontato l’accusa di aver coperto i preti pedofili nella diocesi di Boston.



L’associazione statunitense Snap (la rete delle vittime degli abusi) ha elencato più di cinquemila episodi: undici anni fa, nel 2002, il cardinale Law fu costretto a dimettersi, chiese perdono e annunciò un ritiro spirituale mai avvenuto. Al contrario, fu promesso proprio arciprete di Santa Maria Maggiore. Il pontefice non voleva condividere le prime fotografie e le prime immagini pubbliche con un principe vaticano macchiatosi di enormi peccati, e non ha trattenuto il pensiero, anzi il desiderio: “Non voglio che frequenti ancora questa basilica”. Anche se privato di qualsiasi carica, Law risiede ancora nel palazzo di Santa Maria Maggiore.



Al Fatto risulta che il pontefice argentino, come primo atto di pulizia, sia intenzionato a far trasferire il prelato: in clausura sarebbe perfetto. E sarebbe una rivoluzione per il Vaticano che ha protetto Law sottraendolo al percorso giudiziario americano. Perché nel 2004, mentre negli Stati Uniti cominciavano i processi e la diocesi di Boston pagava risarcimenti milionari, il cardinale di Torreòn fu elevato ad arciprete di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali, cioè papali, assieme a San Pietro, San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura.



Nessuno ha mai punito o messo in discussione la posizione di Law, reggente a Santa Maria Maggiore per sette anni, che ha persino celebrato il funerale di Giovanni Paolo II e che ebbe una parte determinante nel Conclave che elesse Benedetto XVI. Ma non passò inosservato. Furono proprio i gesuiti, l’istituto religioso cui appartiene Jorge Mario Bergoglio, a polemizzare con la Santa Sede: “È un altro esempio delle opposte visioni fra il Vaticano e la Chiesa americana. É una scelta che può riaprire ferite che avevano appena cominciato a rimarginarsi”, disse al New York Times, Keith Pecklers, docente all’Università Gregoriana di Roma. Non senza imbarazzi, padre Federico Lombardi, il portavoce gesuita del Vaticano, ha comunicato la presenza di Law con una formula particolarmente abile per far capire che si trattava di un’iniziativa personale dell’an – ziano prelato. Tradotto: nessuno l’aveva invitato. “Il cardinale Law – ha spiegato Lombardi – era stato informato dell’arrivo del Papa e ha voluto essere presente a questo momento”. Forse l’ultimo. Perché il Papa argentino farà spesso visita in basilica per pregare la Madonna, ma non vuole più rivedere Law.



Ecco l’articolo de Il Tempo che risale al 31 marzo 2011 nel quale si descrive l’incontro tra Thomas DiBenedetto e il cardinale Law.

Entrata da via Liberiana, uno sguardo alla Basilica, che DiBenedetto ha particolarmente apprezzato, e quattro chiacchiere con un amico di vecchia data, il Cardinale Bernard Francis Law, arcivescovo emerito di Boston da undici anni Arciprete della Patriarcale Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore. Un’ora e mezzo di colloquio. Thomas glielo aveva promesso al cardinal Law: «Quando vengo a Roma, ti passo a trovare».

Detto, fatto. Appena ha potuto, dopo aver passato i primi due giorni asserragliato al primo piano dello studio Grimaldi e Associati, DiBenedetto ha mantenuto la parola data.

Il «mostro con la coda», una volta uscito da Santa Maria Maggiore, ha continuato a percorrere Roma.