Mettiamo le sue maglie all'Ara Pacis

27/03/2013 alle 09:31.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Beh, Paolo Castellani (storico dell’Arte dal volto umano) ha avuto l’idea più brillante e se qualcuno la metterà in pratica, sapete a chi dovrà dire grazie: «Ma perché per festeggiare i venti anni dal debutto in serie A di Francesco Totti non fare una bella mostra di maglie? Ne bastano due: quella del primo gol, rifilata al Foggia e quella del sorpasso a Nordahl».


Sarà anche irriverente, ma l’idea dello sfondo dell’Ara Pacis a incorniciare questi due pezzi non sarebbe affatto male. Il tutto, poi, per andare a confrontarci con un calciatore, , che è stato capace di diventare egli stesso un monumento, rimanendo però ben presente (e insostituibile) all’interno del campo di gioco.




Se oggi Federico Fellini avesse dovuto girare il film “Roma”, certamente le sue comitive di turisti giapponesi avrebbero continuato a fare scalo a casa di Marcello Mastroianni, ma non avrebbero mancato di assediare anche quella di . Che cosa aggiungere del suo esordio contro il Brescia? A dire il vero, g
ià prima di arrivare a quel debutto del 28 marzo 1993, il suo nome è già popolarissimo tra gli addetti ai lavori. Francesco ha esordito in prima squadra in amichevole contro l’Austria, poche settimane prima, il 18 febbraio 1993.

La Roma che lo accoglie è quella non proprio in spolvero dell’eclissi della gestione Ciarrapico. Il 20 febbraio un grande squadrone del Nord (il Milan), ha fatto velatamente dei sondaggi per capire se c’è la possibilità di portare il “”, in rossonero. La Roma è alle prese con la scadenza Covisoc (entro il 28 febbraio deve versare sei miliardi, che non sono uno scherzo oggi, figurarsi nel 1993) e la situazione sembra favorevole per strappare al club giallorosso quello che è considerato come il talento emergente di un’intera generazione (straordinaria e destinata a conquistare il mondo).




Sostanzialmente Francesco non ha ancora messo un piede in campo ed è già un “sopravvissuto”, uno che è stato chiamato a scegliere la Roma prima ancora di essere scelto. Si parla tanto, tantissimo di in quei giorni. Ne è la testimonianza più clamorosa una dichiarazione di Sinisa Mihajlovic, raccolta da Alessandro Rialti, nel novembre del 2010: «Da settimane si parlava di questo ragazzino che faceva meraviglie in Primavera, così prima della partenza per la partita di Brescia sono andato da Boskov e gli ho detto di portarlo con noi. Siamo in emergenza (Carnevale e Piacentini erano squalificati, Carboni, Petruzzi e Hassler indisponibili e Muzzi acciaccato. N.d.A.), lui è destinato a diventare un campione, aggreghiamolo così comincia a crescere, si ambienta, ho detto a Boskov. A Brescia va in panchina. Stiamo vincendo 2-0, gol mio e di Caniggia, mancano sette- otto minuti e vado ancora da Boskov per suggerirgli di farlo entrare. Quello è stato il debutto di in serie A».



Boskov sostiene invece di aver meditato quell’esordio da mesi. Dov’è la verità? Tutti vogliono appuntarsi un fiore all’occhiello genere al petto. E dunque chi ha fornito per primo un pennello a Michelangelo? Chi ha insegnato a Paul McCartney a suonare? Poco importa, infondo è come nel grandioso: “L’ uomo che uccise Liberty Valance”: «Qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda». La parentesi con Boskov, comunque dura veramente poco.



Sempre in quel 1993 arriva a Roma Carlo Mazzone, il vero tutore calcistico del giovane . Perché Carlo Mazzone ha avuto subito un grande feeling con il futuro capitano? Certamente perché il ragazzo era un fuoriclasse, ma non deve aver guastato la comune origine romana. Carletto, venuto alla luce a Vicolo del Moro, con una madre nata a Via Gracchi, si è rispecchiato nel carattere fantastico di questo grande, straordinario campione. Mazzone aveva iniziato da ragazzino, in un campetto sgangherato a Vigna Pia, tornava a casa con pochi capelli, rigorosamente bianchi, e appena rimesso piede nella capitale era andato a trovare i suoi genitori per: « portare un fiore giallo e uno rosso sulla loro tomba».



Da un romano così, Mazzone, e da un romano così, , non poteva che nascere un’intesa paterna, figlia di un modo bellissimo d’intendere il calcio. Ecco, il racconto del primo , quello che venti anni fa ha iniziato a dare spettacolo a tutto il mondo, termina qui: cresce intanto la leggenda con i collezionisti che spendono cifre folli per acquistare il biglietto, assai difficile da trovare, di quel Brescia–Roma e con i ricordi che come detto, sempre più si mescolano alla leggenda e alle premonizioni, come quella della visionaria telecronaca di Alberto Mandolesi che in diretta radiofonica annunciava il debutto di così: «Un minuto esatto alla fine della partita. Un attimo fa doppio cambio da parte di Boskov; è entrato Salsano al posto di Giannini che tra l’altro sembra non aver gradito, non si è neppure voluto sedere in panchina accanto al suo allenatore e poi e questo è il fatto storico, vogliamo un po’ esagerare, è uscito Rizzitelli e ha lasciato il posto al giovane , che quindi conosce il giorno dell’esordio in una giornata di gloria romanista. Ricordiamo che è stato protagonista proprio ieri della trasferta della Primavera giallorossa segnando tra l’altro il gol della vittoria della Roma ad Ascoli».