Mercato: Mou, Ibra e Cavani. Meno soldi per i sogni

25/03/2013 alle 15:37.

REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Giocare una coppa internazionale, vincere trofei, anche soltanto trovare più spazio. Nell'Europa che fa i conti con una situazione finanziaria sull'orlo del collasso, anche nel dorato mondo del pallone non è più

ADDIO ITALIA, SI VINCE ALTROVE - "A sto molto bene, ma il calcio è business e ci sono decisioni che dipendono dai presidenti", il monito di Cavani. A svelarne però sogni, o almeno ambizioni, è proprio il piccatissimo presidente De Laurentiis: "Lui è sempre stato attaccato al , ma è ovvio che, in un ragazzo di 25 anni, ci possa essere attrazione verso club come o Real Madrid". Ma se il Matador gioca ancora a nascondino, a Firenze da qualche ora hanno preso coscienza delle aspirazioni di Jovetic: "In Italia sto bene ma chissà, magari un giorno giocherò in una società inglese". Neanche il flop europeo delle squadre di Sua Maestà sembra aver fatto cambiare idea a Jo-Jo, che nella propria bacheca personale sogna di mettere il trofeo del più forte giocatore d'Europa. Destino che forse non toccherà a Osvaldo, arrivato comunque al capolinea della propria esperienza romana e non certo per questioni economiche: "Roma è bella, ma non facile. Mi dà fastidio soprattutto la critica gratuita fatta con cattiveria". Abbastanza per sognare Chelsea e Tottenham, con il rischio di doversi accontentare di un trasloco russo. Persino una bandiera come ci pensa, e da anni: che sia arrivato il momento?

TORNARE PER RITROVARSI - Tra tanti che non vedo l'ora di andare, c'è anche chi, pur di tornare, sarebbe disposto persino a lasciare sul tavolo una parte dei suoi emolumenti da favola. E che a pensarci sia un bulimico di gol e quattrini come Zlatan Ibrahimovic serve ancor di più a capire come, mai come oggi, nel calcio la liquidità non sia tutto: l'agente Raiola lo ha già offerto alla sperando a Torino abbiano dimenticato lo strappo del 2006. Ibra forse preferirebbe il Milan, anche se l'importante è tornare in quell'Italia dove applausi e titoli - personali e di gruppo - non gli sono mai mancati: unica via per non rimpiangere quel Pallone d'Oro mai vinto. E anche il barcellonista Sanchez, pur di dimenticare la panchina blaugrana, impugnerebbe le forbici spuntando l'estratto conto mensile pur di ritrovare un posto fisso italiano: e soprattutto Inter lo sanno e fanno i conti per soddisfarne le aspettative.

ANCHE I SIMBOLI LASCIANO - Le stesse che ha Rooney, in discussione a Manchester dopo anni di sacrifici nel nome di "papà" Ferguson, vedendosi preferire un Welbeck qualsiasi. Troppo anche per lui. Meglio, allora, cercare gloria e onori lontano da casa, magari a Monaco di Baviera da Guardiola, o - perché no? - nella Parigi liberata dal cannibalismo di Ibra. Una piazza a cui guarda con simpatia anche un altro giocatore simbolo come Cristiano Ronaldo: l'età spagnola della stella di Madeira sembra destinata a lasciare il posto a una nuova stagione - stavolta sì, onorata a peso d'oro - e i petrodollari di Al-Thani sembrano la moneta giusta per assicurarsi le prestazioni del fuoriclasse. E da Madrid a Parigi potrebbe arrivare anche Mourinho: perché la sindrome da addio rumoroso sembra aver contagiato anche i tecnici e il guru di Setùbal in Francia potrebbe inseguire un doppio record: essere il primo tecnico a vincere il campionato in 5 diversi paesi europei e il primo a vincere la con il Psg. Percorso inverso lo compierebbe , tentatissimo dal sogno Real. Non saranno , ma bastano a far sognare.

ECCEZIONE - Ecco, proprio incarna forse l'unica eccezione: quella del , che alterna le spalle senza mai cambiare gli interpreti principali del proprio copione perfetto. Cui, magari, dalla prossima stagione aggiungerà anche il campione di qualcun altro, un Suarez o magari addirittura un Neymar: in fondo, chi non lascerebbe casa propria per inseguire un sogno?

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