Il giorno dello sceicco

14/03/2013 alle 09:39.

IL TEMPO (A. AUSTINI) - Il primo regalo gliel’ha fatto la Nike, oggi si aspetta di ricevere il secondo. James Pallotta, 55 anni compiuti ieri con tanto di auguri della Roma sul sito, è pronto ad accogliere un nuovo socio nel consorzio che guida il club giallorosso: Adnan Aref al Qaddumi, il misterioso sceicco giordano, deve

 
Oltre non si può andare, stando ai termini dell’accordo preliminare firmato con lo sceicco e ufficializzato dagli americani su sollecitazione della Consob. L’unica condizione per il «closing» è proprio il pagamento dei 50 milioni che rappresentano la prima tranche di un investimento complessivo stimato in 100 milioni di euro. Li ha promessi a Pallotta al Qaddumi, in una trattativa partita tanti mesi fa e arrivata alle battute finali. Non si può escludere a priori una proroga dei termini del «closing», peraltro prevista nel contratto all’avverarsi di determinate condizioni. Ma il giorno chiave è oggi, quello in cui si capirà se l’eredità miliardaria dello sceicco non è una favola.
 
In un clima di scetticismo generale, alimentato da Unicredit che segue l’affare da spettatrice con molte perplessità, i contatti non si sono mai interrotti. Anzi, nelle ultime ore sono diventati serratissimi. E oggi, a Borsa chiusa, la Roma è chiamata a comunicare ufficialmente gli sviluppi dell’affare. Nella notte si è tenuta l’ultima conference call tra la casa in Umbria dello sceicco e gli Stati Uniti che ha permesso di scambiare gli ultimi documenti. Al Qaddumi, impossibilitato a volare in Usa per motivi personali, aspettava oggi un uomo di fiducia di Pallotta per firmare l’accordo di persona. Ma l’amministratore delegato di Raptor, Robert Needham, che avrebbe siglato il preliminare, è impegnato nella convention di Austin in Texas, dove sono ospiti anche i dirigenti romanisti Baldini e Zanzi. Il mancato viaggio di Needham non pregiudica comunque l’affare: se arrivano i 50 milioni sul conto, il dado è tratto. Tanto per fare un esempio, anche l’accordo preliminare tra DiBenedetto e Unicredit del 2011 fu sancito in via telematica. Al Qaddumi si è affidato all’advisor Carlson per la lunghissima due diligence. Pallotta e i suoi uomini sono convinti di aver trovato un partner affidabile dopo le verifiche del caso e aspettano l’ultima prova concreta. La più importante. La Raptor ha recitato un ruolo cruciale nella trattativa per conto degli americani: Sean Barror ha seguito la fase iniziale con tanto di blitz nella Capitale, Mark Pannes è stato poi l’interlocutore più frequente.
 
A parte l’«introduzione» iniziale di Baldini, nella partita non sono entrati in gioco altri dirigenti italiani né gli avvocati. A loro, semmai, spetta la riscrittura dei patti parasociali coinvolgendo anche Unicredit. Pur lasciando il controllo a Pallotta, Al Qaddumi chiede un incarico di rilievo nella Roma (vicepresidente) e potere decisionale: proprio sul delicato tema delle deleghe si è continuato a discutere stanotte. D’altronde, chi investirebbe 100 milioni in una squadra senza contare nelle strategie? Padovano, amico dello sceicco, spera di avere un ruolo nella società ma sul suo nome è stato posto il veto. Sul resto si può discutere: l’affare sarebbe così conveniente che la Roma è pronta a spalancare le porte all’imprenditore giordano. Gli accordi prevedono infatti che una buona parte dei 100 milioni complessivi finirebbe nell’aumento di capitale da lanciare entro maggio, in aggiunta agli 80 già stanziati. Se così sarà, Unicredit diluirà la sua quota e perderà dei posti in cda (al momento cinque). Tutto, però, passa per i fatidici 50 milioni. Svolta o bufala colossale con strascichi giudiziari? Questione di ore e sapremo.