Buffon: «Lui è la storia»

20/03/2013 alle 08:39.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Totti è uno di noi. E un campione come lui vale sempre la pena aspettarlo». Gigi Buffon sa bene di chi sta parlando. Il capitano si toglie gli occhiali scuri nell’Aula Magna di Coverciano e guarda la platea. Davanti gli passano le immagini dell’ultimo pallone che il suo amico Francesco gli ha scaraventato alle spalle la notte del 16 febbraio all’Olimpico



IL GRADIMENTO DEL GRUPPO - Francesco, nell’estate di quel 2006, uscì dalla scena azzurra. Senza polemizzare con nessuno. Ma per tutelare le sue gambe e allungare la sua carriera nella Roma. Buffon chiarisce subito che nessuno, dopo l’addio di 6 anni e mezzo fa, si permetterebbe di sbarrare la strada al romanista se Prandelli decidesse, in extremis, di richiamarlo. Anzi molti dei giocatori che sono qui, compresi i giallorossi e Osvaldo, sarebbero pronti a parlare con per convincerlo a tornare. «Lo spogliatoio sulle decisioni di un ct non deve dire niente, sono responsabilità specifiche di chi guida il gruppo e pensa di fare il bene della squadra per una competizione», avverte il . Che, senza dirlo ufficialmente, a quanto pare già da tempo avrebbe provato a convincere Francesco: «Sono discorsi personali e intimi. Quando ci incontriamo, parliamo di tante cose e lui sa quali...».



IL PESO DEL CAMPIONE
, al momento, non cambia idea. Proprio mentre Gigi lo convocava in diretta tv, Francesco dal Circolo Aniene lasciava a «zero» le possibilità attuali di un ricongiungimento per il prossimo mondiale. Ma Buffon non lascia cadere nel vuoto la promessa del ct: «Nel caso specifico si parla di un ragazzo che è ancora oggi un nazionale. Insieme abbiamo messo questa maglia già nell’Under 15, con molti noi ha condiviso questa avventura fin dall’inizio della carriera. Lui sarà sempre un mio compagno d’azzurro. La risposta di Prandelli è stata intelligente. Finché un giocatore come lui, con il suo talento, la sua classe e la sua caratura continua a giocare su livelli formidabili come quest’anno non gli si può precludere nulla. Perché negare la nazionale a chi può fare la differenza e vincere le partite?». Insomma il ct ha fatto bene a tenere la porta aperta a . Non si sa mai. «Credo che sia un discorso molto logico conoscendo la persona. Francesco sta scrivendo la storia del calcio italiano e lo sta facendo con il presente e magari con il futuro prossimo».



IL MOTIVO DELL’ADDIO -
 Gigi, però, torna indietro. E prova a spiegare come mai abbandonò la nazionale. «Ogni sua decisione è stata sempre frutto di riflessioni profonde. Nel 2006 può aver pensato che fosse il momento giusto per lasciare dopo aver vinto la cosa più bella per qualsiasi giocatore. Lui quel mondiale, tra l’altro, l’aveva affrontato dopo un gravissimo infortunio. Ha preferito dedicarsi un po’ di più alla Roma, alla propria carriera e alla propria salute. Quando è uscito dal nostro gruppo, aveva trent’anni, non era più tanto giovane, ma ora che sono passati sette anni e visto come sta un po’ dispiace che non sia più qui con noi. O magari sta così bene proprio perché ha fatto quella scelta e ha lavorato in un certo modo».