Bruno Conti: «Rimango qui per scoprire altri campioni»

13/03/2013 alle 08:43.

CORSPORT (G. D'UBALDO) - Cinquantotto anni vissuti di corsa. (...) Bruno Conti racconta la sua Roma, le sue emozioni, il suo orgoglio, il suo grande senso di appartenenza. Nel giorno del suo compleanno apre l'album dei ricordi, svela i suoi programmi, non nasconde sentimenti ed emozioni. (...)


Poi il lavoro nel settore giovanile, raccogliendo successi e lanciando talenti. Da ad Aquilani, tanto per fare solo due nomi. La parentesi in prima squadra, direttore tecnico della Roma più bella degli ultimi venti anni (...). Per questo dovrebbe essere preso ad esempio.
Il suo lavoro nella Roma proseguirà e lo porterà avanti con l'entusiasmo di sempre, con quel tic che lo ha accompagnato in questi 58 anni, con quelle tensioni delle quali non potrebbe fare a meno.



Bruno Conti, 58 anni e non li dimostra.

«Non ci penso. Stare tutti i giorni a contatto con i giovani mi aiuta. Devo ringraziare il mio lavoro. Sto bene, ho la soddisfazione di aver cresciuto i figli in un certo modo, di aver trasmesso loro i valori della famiglia. E poi i nipoti. Sono fantastici».



Il suo ruolo al settore giovanile è cambiato con l’arrivo di . Diciamo che è stato un po’ limitato

«Per me non è cambiato nulla, ho proseguito sulla strada intrapresa nel 1992, quando presi in mano il settore giovanile della Roma. Lavoro come ho sempre fatto, vado in giro a scoprire i talenti, con la preziosa collaborazione degli osservatori, che sono importantissimi. Lavoro per il futuro. Gli ultimi sono stati e Romagnoli, una grande soddisfazione. Ho sempre delegato poco, mi piace prendermi le responsabilità. Ma senza la struttura capillare degli osservatori non andremmo lontano. E poi ringrazio i nostri allenatori, ce li invidiano. Abbiamo tanti ragazzi nelle rappresentative nazionali giovani, saranno una dozzina. Fino ad arrivare a , che è arrivato alla Nazionale maggiore. Lunedì era il suo compleanno. Gli faccio tanti auguri».



Lui e Romagnoli sono i due ultimi ragazzi del vivaio arrivati in prima squadra. Il giovanissimo difensore è di Nettuno come lei, lo conosce bene...

«Eh sì. Da bambino giocava in una piccola società, il San Giacomo, attaccata a casa mia. Me lo segnalò Attilio Olivieri, un nostro osservatore. Lo convocai per un provino. Capii subito che aveva una bella personalità, in campo si faceva sentire. Quella stessa personalità l'ha mostrata il giorno dell'esordio. E vederlo fare gol, con quella esultanza così commovente, mi ha regalato una grande soddisfazione. E' un piacere vedere un ragazzino di diciotto anni giocare con la freddezza di un veterano. Non è un caso che sia arrivato in serie A così giovane. Alle spalle ha una famiglia stupenda, persone eccezionali che si sono rimboccate le maniche e hanno fatto tanti sacrifici per aiutare il ragazzo a giocare nella Roma. Il padre e lo zio si sono divisi i viaggi quotidiani da Nettuno a Trigoria, ogni giorno 90 chilometri tra andata e ritorno. Avevamo proposto al padre di farlo restare nel pensionato, ma hanno preferito fare su e giù e allora gli abbiamo riconosciuto un piccolo rimborso spese per la benzina. Romagnoli è un giovane con la testa sulle spalle che ha ancora ampi margini di miglioramento. Ha un grande futuro davanti a sè».



E è stato un'altra sua scommessa

«L'ho preso dalla Lodigiani. Non potrò dimenticare i colloqui con i genitori, le difficoltà che siamo riusciti a superare. Avevo intravisto delle qualità in questo ragazzino che da piccolo era un po' gracile. Dal punto di vista tecnico si vedeva che ci sapeva fare, ma soprattutto mi aveva colpito il carattere pazzesco, fondamentale in particolare per chi ricopre il suo ruolo. Non stava mai fermo e ha mantenuto crescendo la sua grande capacità negli inserimenti. Il gol di Udine lo ha favorito lui, ha un bel piede e a Crotone ha segnato tanto anche su punizione. Nei momenti di difficoltà della squadra lui c'è sempre, è uno che non molla mai. Si fa tutto il campo, cura la fase difensiva. C'era tanto scetticismo intorno a lui per le sue carenze fisiche. Invece anche in serie B ha dimostrato di essere uno tosto».



Il settore giovanile della Roma valorizza calciatori ma anche allenatori. Montella e Stramaccioni allenano in A e Roberto Muzzi, che ha voluto lei a Trigoria, adesso collabora in prima squadra con Andreazzoli

«Secondo me il primo obiettivo della nostra struttura è quello di trovare istruttori bravi, capaci di insegnare calcio ma anche di educare i giovani. Montella ha sorpreso anche me, non pensavo che potesse diventare così bravo in poco tempo. Stramaccioni ha fatto un altro percorso, conosceva tuti i giocatori del settore giovanile, ha avuto una formazione a 360 gradi. Vincenzo ha imparato in fretta. Gli ho affidato subito un gruppo importante, i Giovanissimi nazionali. Aveva un contratto in essere con la Roma, doveva ritrovare motivazioni. Non avevo mai visto un tecnico tuffarsi nel lavoro con il suo entusiasmo. Ha introdotto metodi rivoluzionari. Seguire i suoi allenamenti mi ha entusiasmato. Mi ha chiesto di chiamare per andare a seguire i suoi allenamenti, è andato a studiare il . Ha dimostrato la sua bravura subito, anche quando gli è stata affidata la prima squadra. E ha scelto un bel gruppo di collaboratori. Il settore giovanile è stato un grande trampolino di lancio e valorizzare giovani allenatori come lui è la testimonianza del buon lavoro svolto».



E ora Muzzi

«Mi ha fatto piacere perchè la scelta l'ha fatta Andreazzoli. Aurelio ha sempre seguito il lavoro del settore giovanile e ha apprezzato il modo di lavorare di Muzzi, che stava facendo molto bene con i ragazzi del 1999. Questa esperienza per lui è molto importante».



Gli allenatori hanno anche un ruolo sociale lavorando con i giovani.

«A me piace vedere gli allenamenti da solo, anche durante la settimana. Seguo tutti i particolari, i comportamenti. Un bambino che ha un atteggiamento scomposto va ripreso, non voglio sentire parolacce. I tecnici devono essere anche educatori».



Presto la firma sul suo nuovo contratto. C'è stato un momento in cui si pensava al divorzio. Invece il nuovo accordo è un segnale di continuità.

«Del quale sono molto orgoglioso e onorato. Non mi è mai passato per la mente di andare via, soprattutto per i risultati ottenuti in questi lunghi anni. Abbiamo fatto un grande lavoro, tanti ragazzi sono arrivati in prima squadra. Baldini pochi giorni fa mi ha comunicato la prosecuzione del rapporto, per me è come se avessi già firmato. Il mio desiderio è sempre stato quello di restare legato a questi colori che amo».

Da una soddisfazione all'altra. Suo figlio Daniele è un leader nel Cagliari e qualche settimana fa si è reso protagonista di un bellissimo gesto, quando è corso ad abbracciare il figlio, Brunetto, che faceva il raccattapalle.

«Tutti e due i figli mi danno grandi gioie. Sono attaccati alla famiglia e questa per me e mia moglie è la cosa più importante. Andrea ha avuto meno fortuna nel calcio, lo hanno frenato gli infortuni, ma tra fratelli c'è un rapporto speciale, non esiste il più bravo. Ancora trascorrono le vacanze insieme, con le famiglie. Daniele ha unito un carattere formidabile a qualità tecniche. Quella partita contro il Torino mi ha regalato una grande emozione. Mi sono commosso anch'io quando è corso ad abbracciare Brunetto. Confesso, è partita la lacrima. E' tutto nato per caso, aveva chiesto al padre di andare a fare il raccattapalle. Daniele gli aveva promesso che sarebbe andato ad abbracciarlo se avesse fatto gol. Era emozionato anche lui, alla fine non riusciva a fare l'intervista».



Brunetto promette bene?

«Il pallone gli piace molto. Frequenta la scuola calcio a Cagliari. Sin da bambino non voleva giocattoli per regalo, ma divise di calcio. Per l'età che ha deve divertirsi, poi vedremo. Ma anche Manuel, il più piccolo, è un martello».



Torniamo alla Roma. Zeman è stato esonerato.

«E' un tecnico che stimo da morire. Mi è dispiaciuto, ma nel calcio si fanno le valutazioni in base ai risultati. La Roma può finire bene la stagione, mancano dieci partite, sono ottimista. Questa squadra può dare tanto».



Andreazzoli lo conosce bene.

«E' da tanti anni a Trigoria, ho un grande rapporto con lui. Conosce il calcio, è un lavoratore, ha sempre avuto un ruolo importante con Spalletti e quando doveva dire la sua non si tirava indietro. Con Aurelio, Spalletti e Daniele Baldini ricordo tante partite a calcio tennis, nella palestra di Trigoria, durante i ritiri. E' un uomo di calcio leale, abituato a parlare chiaro».



Chiudiamo con . Ha stupito anche lei che lo ha visto crescere?

«Se parliamo di Francesco parliamo della Roma. Innanzitutto è un uomo stupendo. Non sarebbe arrivato dove è ora se non avesse certi valori. Anche per lui la famiglia ha avuto un ruolo fondamentale e anche Vito Scala è stato importante, lo ha aiutato a gestire qualsiasi situazione e lo ha consigliato sempre nel modo più giusto. Se penso che già da qualche anno lo davano per finito... Invece vi dico oggi che raggiungerà anche il record di Piola. Ci ha messo la faccia sempre nei momenti di difficoltà. Non trovo più aggettivi per definirlo. Mi sento orgoglioso di essere suo amico. E non dimentico le piccole attenzioni che ha sempre avuto. Come quando abbiamo vinto lo scudetto con la Primavera e ha regalato a tutti i ragazzi la sua maglia autografata. Non è difficile portarlo ad esempio ai nostri giovani».