CORSPORT (M. BOCCUCCI) - Cerchiamo qualcuno che abbia almeno una maglia di Roma e Juventus, non più sudata ma comunque ben riposta nell'armadio di casa. Trovato: Pietro Vierchowod, classe 1959, per tutti il difensore chiamato lo Zar. Nel suo destino c'è la Roma: l'esordio in Serie A nel 1980-81 col Como è proprio
Torna Roma-Juventus: è sempre una sfida speciale, no?
«Il fascino c'è sempre, la tradizione nel calcio resta un valore. E' una classica che va ben oltre la classifica. Parte dai miei tempi e da quel gol di Turone. Quando arrivai non si parlava d'altro. Oggi conta molto soprattutto per la Juve: se passa all'Olimpico mette un'ipoteca sullo scudetto. Ha avuto un calo a gennaio, ma adesso ha ricominciato a vincere. Per la Roma invece il momento non è facile, ma vorrà riscattarsi dopo l'ultima batosta».
Fuori il pronostico...
«Pareggio con gol. Sennò vince la Juve».
Per i giallorossi è la partita più difficile o quella ideale per superare i propri guai?
«Ideale e al contempo difficile. Perdere con la Juve vorrebbe dire aggravare ancor più la situazione acuendo le contestazioni che si sono fatte già sentire. E' in gioco anche lo stesso spogliatoio e penso che la posizione di Andreazzoli senza un risultato positivo e una buona prestazione si farebbe complicata. La Roma può considerarla la gara del rilancio oppure la definitiva resa rispetto alle grandi squadre del campionato».
I bianconeri saranno più stanchi o galvanizzati dopo la notte di Glasgow?
«Galvanizzati perché vengono da una vittoria importante con la Fiorentina e dai 3 gol rifilati al Celtic che in casa sua aveva sempre fatto grossi risultati. La Juve ha tenuto sotto controllo la loro forza fisica senza mai rischiare e tenendo tenendo in pugno partita. Si presenteranno in questo modo. Saranno sì stanchi, ma quando vinci c'è il morale alto che è un valore aggiunto. C'è da aspettarsi una squadra carica a mille. Sono consapevoli che la Roma è in difficoltà, ma sanno pure che le difficoltà non mancheranno».
Senza Zeman mancherà qualcosa?
«Non lo so. Ho un'idea precisa: questa Roma non aveva bisogno di imparare la fase offensiva ma di organizzarsi bene in difesa, specie in casa. Ricordo ancora la gara all'Olimpico contro l'Atalanta, ero là: aveva giocato benissimo, costruendo occasioni e gol, ma correndo tanti rischi. Se riuscisse a organizzarsi là dietro potrebbe fare molto di più. Ha grosse qualità individuali. Zeman è ripetitivo, quasi ossessivo. Colpa anche della società che non ha evidenziato questa lacuna nella guida della squadra».
E' più competitiva adesso?
«Ho sempre pensato che fosse forte in attacco. Con Zeman, però, soltanto in attacco. In Serie A non vince chi fa più gol, ma soprattutto chi ne subisce meno. Serve un buon gioco d'attacco e c'è bisogno di una funzionale efficace fase difensiva. Ognuno ha la sua filosofia: se quella che si ha non è vincente, una persona deve aver anche il buon senso di cambiare».
Conte può considerare un vantaggio o un pericolo il sonante 4-1 dell'andata?
«E' un pericolo se pensanoche sarà facile. La consapevolezza della forza è naturale, così come sarebbe un guaio per i bianconeri abbassare la guardia».
Quella di sabato sera che partita sarà?
«La Roma cercherà di non lasciare troppo spazio in difesa, eviterà le ripartenze. La Juve aspetterà un po con intelligenza tattica per poi colpire di rimessa».
Osvaldo: protagonista o problema?
«Tutti possono sbagliare un rigore. Totti se c'è, stavolta lo batte. Osvaldo è bravo: lotta, cerca di dare una mano alla squadra. Può sbagliare come succede a tanti».
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Ci racconta qualche suo Roma-Juve?
«Con la Roma dello scudetto perdemmo due volte prendendo gol su punizione e calcio d'angolo. Quella Roma è stata la più forte di tutti i tempi. Quando ho giocato con la Juve invece non me li ricordo: in quella stagione avevamo in mente solo la Coppa dei Campioni che vincemmo proprio a Roma arrivando secondi in campionato dietro al Milan».
Chi sono i protagonisti del suo tempo che hanno caratterizzato maggiormente Roma-Juve?
«Bruno Conti, Falcao, Di Bartolomei, Pruzzo Prohaska. La Juve aveva Platini, Boniek e più di mezza nazionale campione del mondo in Spagna».
Questa rivalità storica tra le due tifoserie la sentono anche i giocatori?
«Ai miei tempi sì, ora ho qualche dubbio perché non c'è l'attaccamento a una sola maglia. A Roma la sentono di più, specie la gente. E a me piace quel calore».
Lei l'ha vissuta dalle due sponde: viene considerata dall'interno (società e spogliatoio) alla stessa maniera?
«Vale molto più per la Roma, in assoluto e ancor più adesso per la situazione. La Juve sempre stata la squadra da battere».
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Un suo consiglio a chi più ne ha bisogno?
«Allora mi rivolgo alla Roma che ha giocatori di qualità: la società dovrebbe dare l'opportunità alla squadra di poter crescere e competere. E' mortificante vederla in quella posizione».