LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Negli occhi la disfatta di una squadra che sembrava aver scelto di abbandonare il proprio allenatore, vecchia solo di poche ore ma sufficiente a cambiare la storia. Quella del ritorno di Zeman alla Roma finisce alle 11.30 di un sabato piovoso: il conclave romanista è riunito negli uffici dello studio Tonucci,
Triste, incredulo e vinto dalla prestazione indecente della squadra contro il Cagliari, dopo la settimana di follie societarie. Martedì, a seguito della grottesca conferenza stampa con cui Sabatini sembrava annunciarne lesonero, laddio era rientrato, più per carenza di alternative che per convinzione. Ma è bastato ai dirigenti vedere i calciatori mollarlo di fronte al pubblico dellOlimpico per far retromarcia. Nella notte Baldini era pronto persino a rassegnare le proprie dimissioni a Pallotta: per ora bastava il cambio tecnico.
Con la squadra stordita e destabilizzata, il management ha scelto per la soluzione più rassicurante: Aurelio Andreazzoli, già nello staff di Spalletti, contratto fino al 2017 da 200 mila euro annui che non verrà ritoccato una vita dentro Trigoria, dove dorme anche, e la fiducia incondizionata di Sabatini, con cui già ieri sera ha iniziato la programmazione tecnica. Scelta inevitabile dopo gli infruttuosi colloqui telefonici con Blanc, unico tecnico contattato e poco propenso a subentrare in corsa. La scintilla non è scoccata: «Riparliamone a giugno» la proposta del francese. Quando però Baldini vorrebbe Allegri. Sempre che, dopo il secondo flop in due anni, sia ancora lui a decidere.