IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - I giocatori che hanno vestito le maglie di Roma e Atalanta sono tanti e anche importanti, a cominciare proprio dal Fornaretto di Frascati Amedeo Amadei, cresciuto in giallorosso e mandato a Bergamo per farsi le ossa, come
La stessa sorte di Bonomi toccò anche a Giulio Corsini, altro bergamasco doc cresciuto nellAtalanta per poi arrivare alla Roma nel 1957. Qui restò fino al 64, con tanto di Coppa delle Fiere in bacheca. La strada inversa, invece, venne percorsa da Dino Da Costa, che nel novembre del 61 salutò definitivamente la Roma per trasferirsi a Bergamo. I suoi anni migliori, però, erano già alle spalle e se li era goduti nella Capitale, dove era anche diventato il re del derby. Tra i doppi ex più ricordati delle due squadre cè poi il portiere Pierluigi Pizzaballa, quello dellintrovabile figurina dellalbum Panini. Bergamasco di nascita e romanista dal 1966 al 1969, in giallorosso prese il posto del mitico Cudicini e lo fece rimpiangere molto. Negli anni 70 tornò alla sua Atalanta, dove chiuse la carriera giocandosi il posto col giovane Bodini. Un altro celebre bergamasco di nascita vestì la maglia della Roma alla metà degli anni 70, Angelo Domenghini, ala destra dellItalia vice campione del Mondo in Messico e Campione dItalia col Cagliari di Scopigno e Gigi Riva.
A volerlo alla Roma fu proprio lallenatore filosofo, che di lui e dei suoi cross si fidava ciecamente. NellAtalanta era cresciuto e vi era rimasto fino al 1964, quando venne acquistato dalla grande Inter. Poiché gli scambi di mercato tra le due società sono stati abbastanza frequenti anche a livello di prestiti e comproprietà, negli anni 60 ci imbattiamo nella storia di Elvio Salvori, mediano tutto polmoni e muscoli che arrivò alla Roma nel 64 e vi restò fino al 73, con lunico intermezzo di una stagione vissuta proprio a Bergamo (1966-67). Qui, dopo aver conosciuto la gloria e la sfortuna in maglia giallorossa, arrivò anche il mitico Valerio Spadoni, attaccante di grandi speranze dei primi anni 70 che si vide pregiudicare la carriera da un maledetto infortunio che lo bloccò sul più bello, ma che non lo fece cancellare dal cuore e dal ricordo dei romanisti, che gli rimasero molto affezionati. Nel reparto avanzato delle due squadre ha giocato anche Giuliano Musiello, numero 9 di una Roma minore dal 1976 al 1978 e atalantino in due periodi precedenti: il primo nel 1972-73, il secondo nel 1974-75.
NellAtalanta della fine di quel decennio si mise in luce un giovane centrocampista, Claudio Prandelli, che nellestate 2004 avremmo ritrovato nelle vesti di allenatore della Roma ma solo per una apparizione fugace dovuta ai noti motivi. Sul campo, invece, vestirono le due casacche tanti calciatori delle generazioni più recenti come Bonacina, mediano tosto che ha svolto tutta la sua carriera in nerazzurro ad eccezione delle tre stagioni trascorse in giallorosso dal 1991 al 1994; Gautieri, ala giramondo del pallone nostrano che si ritagliò uno spicchio di popolarità nella Roma di Zeman e che fece bene anche a Bergamo; Rinaldi, difensore Campione dItalia con la Roma nel 2000-01 poi ceduto proprio allAtalanta per prendere Siviglia, che alla Roma rimase solo nel campionato 2001-02; Berretta, centrocampista incontrista cresciuto sui prati di Trigoria e poi finito anche allAtalanta.
In questo gruppo, però, spicca il nome dellargentino Caniggia, centravanti dalla chioma bionda e dalla velocità nelle gambe (al punto di essere soprannominato il figlio del vento) che a Bergamo divenne un idolo e che a Roma deluse moltissimo, anche perché nel 1992-93 Boskov lo volle per sostituire il ben più forte Rudi Voeller. Di lui si ricorda solo un gol al Milan in Coppa Italia.
Tra i doppi ex più recenti troviamo Antonino Bernardini, prodotto del vivaio romanista, ai tempi del quale era soprannominato il professore; Bombardini, ala vecchia maniera che fece la riserva nella Roma di Capello 2002-03; Pelizzoli, il portiere che doveva essere lerede dello scudettato Antonioli ma che, dopo alcune belle prestazioni e un record di imbattibilità durato 574 grazie al quale è il quarto numero uno giallorosso rimasto più imbattuto nel tempo e Osvaldo, sul quale cè poco da aggiungere: tanto, forse troppo, se ne è parlato negli ultimi tempi.