IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Non è stata una traiettoria perché una traiettoria ammette delle possibilità, non è stata una parabola perché una parabola dà tempo per accompagnarla, sperarla, tifarla, guardarla, quel tiro è stata una decisi
E una mazzafiondata che sa di saliva e strada. Di odor di cose vere. E giustizia per Pomigliano, per gli esodati, per chi non si è mai piegato. Per la televisione sarà venduto come un "bolide", sarà un "spot" per trequarti del calcio mondiale, ma da questa parte (Roma) è soprattutto tanta tanta voglia di amare. In quel tiro ci sono tutti i tiri e tutti i sogni dei ragazzini romanisti che sognano un giorno di battere la Juventus. Sotto la Sud. Dritto per dritto sotto la Curva, dritto sotto la Curva. Dritto sotto la curva. E il cortocircuito della geometria, la perfezione della matematica. Il gesto dellattimo, la negazione del tempo che scompare nel momento stesso in cui si fa vedere, qualcosa da far commentare a Carmelo Bene. O a un ultrà della Sud. E lo stesso. Un viaggio di sola andata direzione Paradise City: sta lì adesso Totti a mangiarsi la prima mela caduta dallalbero di Eva colpito con quella pallonata.
Grazie a lui luomo è rientrato nel giardino terrestre (e linferno esiste solo per chi ne ha paura). Fatece largo che... sono gli juventini che restano a bocca chiusa. La Roma ha vinto Sanremo, e lasteroide che non doveva cadere è passato qui, pure il terremoto cè stato ieri epicentro stadio Olimpico... Queste sono cose già sentite, bisogna sentire meglio quello che ha urlato ieri Roma-Juventus 1-0, come una volta con gol di Di Bartolomei. E stata la notte in cui la Roma, finalmente, ha capito di essere Roma e finalmente lha dimostrato. Di fronte avevi la Juve, la matrigna di tutte le partite, la squadra che pure quando non lo è è la più forte per forza (e mai per amore). Di fronte avevi la possibilità - lunica se sei romanista - di dimostrare a tutti e soprattutto a te stesso di essere la Roma. Totti la partita lha vinta in settimana dicendo esattamente questo: che noi siamo la Roma, che tutti sono la Roma.
La partita lhai vinta quando alle otto e un quarto sei andato sotto la Sud finalmente a viso scoperto e con la fame come quando da ragazzino era ora di tornare a casa (erano 3.291 giorni che non li battevamo qui): un modo per non nascondersi, mettersi a nudo, per dire stasera: "vale per tutte". E chissenefrega se tra un po la notte del riscatto diventerà il mattino del rimpianto, perché una squadra così, che sa dare (DARE) così non può avere quei punti di distacco, non può non stare dove è riuscita ad arrivare ieri. Su una stella. Solo con un calcio.