IL ROMANISTA (D. GALLI) - «Il calcio è di chi lo ama». In Lega di A fanno pure gli spiritosi. Seriamente, invece: a Milano dovrebbero cambiare slogan. Il calcio non è di chi lo ama, ma di chi paga di più. Il calcio è delle tivvù, non certo dei tifosi.
Il calcio non è dei romanisti, perché col Genoa sarà lundicesima volta su tredici che dovranno recarsi allOlimpico alle 20.45 e col Parma, il turno successivo, per la dodicesima su quattordici. Peggio. Il calcio non è nemmeno della Roma, che nelle due occasioni in cui si è giocato non solo alle 20.45 ma addirittura in un giorno feriale, col Torino di lunedì e col Cagliari di venerdì, ha venduto la miseria, rispettivamente, di 9.421 e 8.078 biglietti.
A sollevare la polemica è MyRoma, lazionariato popolare giallorosso, un gruppo di uomini di buona volontà che pungola spesso il Palazzo. Hanno scritto una lettera al presidente della Lega, Maurizio Beretta. «Perché sempre di notte? Come è possibile riportare le famiglie allo stadio - gli domanda MyRoma - quando la Roma non gioca più una partita in casa alle ore 15 dal 16 settembre 2012?».
La prima e pure lultima è stata Roma-Bologna. Ore 15, appunto. Poi stop. Sè giocato sotto al sole solo unaltra volta: con lAtalanta, anche se alle 12.30. Insiste MyRoma: «Vogliamo tornare a seguire la nostra squadra in orari che permettano a noi, papà/mamme, di portare allo stadio anche i nostri piccoli tifosi. Come può pensare che un bambino di 4-5-6 anni possa assistere ad un incontro in una gara in notturna, tra le altre cose in uno stadio decisamente poco ospitale, con temperature vicine o addirittura sotto lo zero? Lei, egregio Presidente, porterebbe suo figlio allo stadio in queste condizioni?».
MyRoma chiede alla Lega che senso abbia, altrimenti, «ascoltare il solito (e retorico) slogan: Riportiamo le famiglie allo stadio». Il rischio, spiega lazionariato, è quello di vanificare la strategia della Roma tesa a raggiungere esattamente quellobiettivo: «La nostra società ci sta provando in tutti i modi, vedi liniziativa Sole Cuore village o il settore interamente dedicato alle famiglie. Iniziative lodevoli e ben apprezzate dai tifosi, che però servono a poco se voi tutti non iniziate a prestare maggiore attenzione alle nostre necessità!».
La Lega di A - e il gesto va apprezzato - ha risposto alle osservazioni di MyRoma. Il direttore generale Marco Brunelli riconosce come lapporto economico delle tv giochi un ruolo decisivo nella formazione dei calendari: «Sarebbe per noi agevole limitarci a sottolineare come le esigenze della programmazione televisiva abbiano un peso importante nelle nostre scelte». E infatti Brunelli va oltre. Per giustificare loverdose di notturne si sofferma sull«appeal mediatico» della Roma e poi tira in ballo il rugby: «Tre partite sono collocate obbligatoriamente in orario serale per lindisponibilità dello stadio Olimpico in orario pomeridiano a causa della concomitante disputa di incontri del Sei Nazioni, del tutto indipendente dalla volontà di questa Lega». È invece per volontà «di questa Lega» che per Roma-Palermo e Roma-Genoa lorario è quello delle 20.45.
Obiezioni. MyRoma ne ha più di qualcuna. Il calendario del Sei Nazioni è noto parecchio prima della composizione di quello di Serie A. Dunque, sostengono dallazionariato popolare, perché non rendere note sugli abbonamenti le date soggette agli spostamenti a causa del rugby? My Roma vorrebbe comunque un tetto, un limite alle partite in notturna. La Roma ufficialmente tace, ma a occhio e croce è daccordo. Giocando alle 20.45 perde una notevole fetta di incasso al botteghino. Di sicuro quella relativa al settore al quale tiene forse di più (la Sud fa storia a sé, la Sud è la Roma): il Distinti Famiglie. Il massimo delle presenze, oltre 4mila, lo ha infatti registrato il giorno - il giorno, è il caso di dirlo - di Roma-Bologna. La prima partita di tutto il campionato giocata alle ore 15. La prima. Anzi, lultima.