IL TEMPO (A. AUSTINI) - I monumenti restaurati fanno sempre un certo effetto. Al primo, Totti, è servita giusto unimbiancata dopo lottimo lavoro di Zeman. Il secondo, De Rossi, era invece abbandonato a se stesso nel cantiere del boemo e Andreazzoli ha dovuto dedicargli, oltre alle sue attenzioni,tutti gli operai per rimetterlo a
Il risultato sè visto sabato scorso contro la Juventus. Non ancora il De Rossi splendente dellEuropeo, ma una versione molto simile. Un gran lavoro tattico, takle fin troppo decisi, un paio di lanci niente male e la tranquillità di poter lasciare il resto dellimpostazione ai piedi delicati di Pjanic. Ma il vero segno di rinascita sono quegli occhi lucidi di Capitan Futuro, sotto la curva, a raccogliere labbraccio dei tifosi dopo la partita. Una liberazione dopo tanta tensione accumulata questanno: prima della gara ha fatto suo lurlo di Andreazzoli e Vito Scala: «Daje siamo la Roma!» ha ripetuto ai compagni, caricandoli uno a uno, compresi i panchinari di turno.
De Rossi è tornato a emozionarsi per la Roma, cosa che non gli vedevamo fare da tempo. Totti non ha mai smesso e ora riaverli insieme «sul pezzo» può aiutare il resto della truppa a rimettersi in corsa.
Non subito però: domenica a Bergamo non ci saranno entrambi per squalifica. Una sosta che consentirà a Totti di rifiatare (ha saltato una sola gara finora) e a De Rossi di avvicinarsi ancor di più alla condizione ideale, anche se il suo vero problema è il ritmo-partita: su 24 gare ne ha giocate solo 12 dallinizio. «Con la Juventus - ha spiegato ieri Andreazzoli - ha dato il suo massimo in questo momento, i margini di miglioramento sono ampi. Il dualismo con Tachsidis può averlo disturbato ma sono cose passate, Daniele deve mettersele alle spalle e impegnarsi per far vedere al pubblico ciò di cui è capace. Lui è stato tra i pochi centrocampisti al mondo che potevano dirsi "migliori": ci ritornerà sicuramente».
Chi quel «circolo» lo frequenta in pianta stabile da ventanni è Totti. «Lo invito sempre ad essere da esempio per gli altri - sottolinea Andreazzoli - e lui lo fa benissimo stando dietro le quinte. Potrebbe tranquillamente stare tre passi avanti». Giusto, il Colosseo merita la prima fila dei monumenti.