LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Il muro è caduto, gli alibi anche. Senza più Zeman a dividerli, la Roma e De Rossi sono di nuovo vicini. In fondo, fin dallestate sul rapporto mai nato tra il boemo e il capitan futuro si era costruito il lento allontanamento
Con Andreazzoli, persona gradita alla squadra, il rendimento del primo non potrà più essere responsabilità dellallenatore. Così come alle scelte tecniche non potranno più essere attribuiti i tentativi di addio. Soltanto poche ore fa, in fondo, intermediari di mercato riferivano con certezza di contatti tra la Roma e il Psg per la cessione di De Rossi. Si è persino ventilato un accordo per uno scambio tra il numero 16 romanista e il gioiellino Verratti, intesa smentita con decisione da Trigoria e dal dg dei francesi Leonardo. Ciò nonostante la trattativa con i francesi non avrebbe trovato resistenze diverse da quelle dei dirigenti. E in estate la cessione al City, avallata dal club, saltò soltanto dopo il no di Daniele. Senza più lalibi di Zeman, da qui a giugno De Rossi e i manager, da Baldini a Sabatini, dovranno studiarsi per capire cosa fare del loro rapporto. Finalmente, faccia a faccia. Magari una mano la darà Aurelio Andreazzoli, uomo di fiducia dei dirigenti e gradito al centrocampista di Ostia. Da oggi pomeriggio il via alla sua gestione tecnica: il neo allenatore ha ricevuto anche gli auguri di Spalletti, di cui è storico collaboratore: «È la continuità col nostro lavoro, te lo meriti, in bocca al lupo».
Dal maestro mutuerà anche il modulo: il 4-2-3-1 romano o il 3-5-2 dei tempi di Udine. Dovrebbe affiancarlo Muzzi, attualmente degli Esordienti romanisti e gradito alla squadra. Che spinge per riavere Stekelenburg in porta: sarà la prima novità domenica contro la Sampdoria, quando a centrocampo tornerà Pjanic e debutterà dal 1 il greco Torosidis a sinistra. Un unico rischio: trasformare il resto della stagione in un semestre di autogestione.