IL ROMANISTA (D. GALLI) - Baldini lo paragona a una specie di storico della Roma. «È la memoria di tutto quello che di buono hanno portato i tecnici precedenti». Aurelio Andreazzoli, 59 anni, siede oggi per la prima volta sulla panchina della Roma. La prima volta da «allenatore capo», come lo definisce il direttore generale al
Lo staff, innanzitutto. Lo ricorda Baldini: Franco Chinnici, Vito Scala e Luca Franceschi preparatori, Marico Ferrari si occuperà del recupero degli infortunati, Simone Beccaccioli tattico, Guido Nanni resterà preparatore dei portieri, Zago continuerà a svolgere il ruolo di collaboratore tecnico e Roberto Muzzi sarà il vice di Andreazzoli. Baldini ringrazia subito Zeman. «Per il lavoro e la dedizione - dice - che ci ha dedicato in questi mesi». E aggiunge, rivolto ai giornalisti: «Come voi potete benissimo immaginare, quando le cose non vanno in modo sperato, le responsabilità non sono mai da ascrivere a una singola persona. Sono evidentemente da dividere». Il dg condivide quindi il pensiero di Totti, che il giorno prima aveva ricordato come un esonero fosse sempre «una sconfitta di tutti».
Di tutti. Baldini chiarisce proprio questo concetto: «Qualsiasi sia la percentuale che volete attribuire alle varie componenti della società, ammesso e persino concesso che le percentuali possano essere molto più rivolte verso i dirigenti, verso i giocatori e soltanto in minima parte allallenatore, il senso di questa scelta, di questo cambio è quello di poter fare qualcosa per poter avere una speranza di una dignità diversa da qui a fine campionato».
La speranza di una dignità diversa. Cioè, quella di «terminare nel migliore dei modi questa stagione ed eventualmente gettare le basi anche per le prossime». Centrare lEuropa. Questo è quello che Baldini chiede ad Andreazzoli e alla squadra. Il diggì non si tira indietro. Ammette gli errori, anche quelli del management. Spiega però che non cerano altre soluzioni diverse dallesonero per tentare di invertire il trend. «Capite bene che le altre componenti, sia i dirigenti sia i calciatori, sono qualcosa sulla quale a metà stagione è difficile poter incidere cambiando. Per i giocatori, perché non si può. Per i dirigenti, perché a metà stagione è molto difficile poter incidere sullandamento di quella che è una stagione». Mandare via Zeman, secondo Baldini, era lunica strada percorribile. «È chiaro che la soluzione che si offre più facilmente a chi deve decidere è quella di un cambio della gestione tecnica. Questo tanto per non lasciare il campo aperto ad equivoci, che non si vuole responsabilizzare nessuno, né tantomeno dare la colpa a nessuno, ma si vuole soltanto - chiarisce - trovare una soluzione, se è possibile».
La soluzione. «Labbiamo pensata e indivduata in Aurelio Andreazzoli, che non è stato scelto adesso, è stato scelto già un anno fa, quando trovandolo qui tra i tecnici che erano residuo delle stagioni passate, abbiamo parlato con lui e abbiamo trovato una persona che è una risorsa per la società e in tal senso abbiamo inteso proporgli un contratto lanno scorso, un contratto di 5 anni addirittura, perché abbiamo pensato che lui potesse essere lallenatore della Roma. La memoria della Roma. Colui che potesse conservare, appunto, la memoria di tutto quello che gli allenatori precedenti - è arrivato con Spalletti, poi è stato con Ranieri (in realtà con Ranieri no, ndr), Montella, Luis Enrique e Zeman - avevano portato di buono allinterno della società e potesse essere anche un elemento di confronto con gli stessi allenatori. Che potesse aiutarli a individuare quelle che potevano essere le problematiche che nel tempo si sono riproposte. La scelta di Andreazzoli è stata semplicemente la conseguenza logica di questa esperienza che ha maturato. La persona gode da parte nostra di una stima e di un rispetto da parte di tutto lambiente che erano garanzie per potersi tranquillamente affidare a lui, se "tranquillamente" è una parola che ha senso in queste circostanze. Ma al di là di questo siamo molto fiduciosi che Andreazzoli non rappresenti soltanto una soluzione temporanea. Lo rappresenta, però con la grande speranza che possa essere una soluzione definitiva».
Il senso. Aurelio è un traghettatore. Se però si rivelasse più che un ponte verso il futuro, ma lui stesso il futuro, la Roma risparmierebbe tempo, denaro e fatica per la ricerca di un altro comandante. Andreazzoli ha tra le mani un tesoro. Sta a lui cercare di farlo fruttare.