Atalanta, il tabù di Osvaldo. Il tecnico: “De Rossi il migliore”

19/02/2013 alle 10:50.

LA REPUBBLICA (M. PINCI) - «Un freddo cane, la neve, compievo venti anni: appena arrivato in camera ho iniziato a piangere». Lo ha raccontato tante volte Daniel Osvaldo il trauma dell’arrivo a Bergamo, primo ricordo della sua vita italiana. Un concentrato di emozioni tutt’altro che gratificanti, sarà per questo che, da allora, ogni

Ma a Bergamo Osvaldo non ha mai segnato né da avversario, né con la maglia dell’Atalanta (unico gol nerazzurro a , il 21 maggio 2006) con cui ha giocato 6 mesi. Magari cercherà di non pensarci, provando a rimuovere anche l’ultima volta allo stadio “Azzurri d’Italia”, giusto dodici mesi fa: un’espulsione nella ripresa che l’attaccante e la Roma non hanno mai capito. Gli costò . Meno, comunque, di quelle che Daniel sta scontando in coppa Italia per un colpo proibito a un difensore — neanche a dirlo — dell’Atalanta negli ottavi all’Olimpico. Gomitata, rosso diretto e 3 partite da spettatore. Per non farsi mancare nulla, anche l’andata in campionato con i bergamaschi ha segnato una giornata nera per l’attaccante: lui e in panchina tutta la gara, colpevoli per Zeman di «pensare solo ai fatti propri».

 
Quel giorno segnò anche la frattura tra e il boemo: Andreazzoli, subentrando, ha tenuto soprattutto a recuperare il centrocampista di Ostia. «Daniele ha margini di miglioramento — riconosce l’allenatore — con la ha fatto bene, il massimo per quello che può dare adesso. Ma deve mettersi dietro le spalle il passato e impegnarsi per far vedere al pubblico ciò di cui è capace. Lui è stato tra i migliori centrocampisti al mondo, ritornerà a esserlo sicuramente». Ma senza di lui, a Bergamo Andreazzoli potrebbe regalare una maglia a uno “zemaniano” come il greco Tachtsidis. Il suo futuro alla Roma è incerto, e il vorrebbe riprenderlo a fine stagione (è in comproprietà). Sempre che, da qui a giugno, non convinca davvero la Roma.