IL TEMPO - Il verdetto sulla stagione in sospeso per ottantatré giorni. È questo il rischio che corre la Roma: la contesa con l'Inter per la finale di Coppa Italia resta aperta e in campionato c'è da pedalare parecchio per rientrare nella lotta europea. «Noi continueremo a puntare sui due obiettivi - assicura Zeman dopo la gara - la
Sì, ma il gol arriva sempre alla fine del primo. «Quello è il "nostro" minuto evidentemente. Non si spiega, sono casi della vita». Non sono più un caso, invece, la marea di errori quando bisogna buttarla dentro. «Ci vuole più convinzione e sicurezza - accusa il boemo - anche in allenamento è difficile che mi fanno gol nell'area piccola. Sono brutte abitudini». Ieri l'osservato speciale era Tachtsidis. Stavolta dagli spalti dell'Olimpico non l'hanno fischiato ma lui non è riuscito a farsi applaudire. «Nel secondo tempo ha sbagliato di più. Non capisco i fischi, Tachtsidis sta pagando il dualismo con De Rossi e forse ci sono anche altri motivi. Chi parteggia per uno è contro l'altro, ma è sbagliato - ammonisce ancora il tecnico - sono entrambi giocatori della Roma e bisogna trattarli allo stesso modo».
Su Stekelenburg: «Ha fatto una buona partita, peccato che sul gol non ci sia arrivato: era vicino alla palla. Gli posso solo rimproverare che l'inizio dell'azione deve essere più veloce, sul resto sono soddisfattissimo». Per una volta Zeman usa la carota anche con Lamela. «Per me è andato bene, si è creato tre palle gol e se avesse segnato avreste detto che ha giocato una grandissima partita». Poi spiega il siparietto con Totti al momento del cambio: «Gli ho detto che tirando le punizioni addosso agli avversari può fargli male. Meglio se prende la porta». L'ultima battuta del boemo è sull'ultimo arrivato. «Torosidis è un difensore esterno che a noi mancava. Abbiamo puntato da inizio campionato su Dodò ma ha avuto problemi nel recupero dall'infortunio, ora con il greco acquistiamo esperienza. Piris? Meglio quando crossa che quando tira». Dall'altra parte Stramaccioni si tiene stretto il gol di Palacio. «Siamo andati più vicini noi al pareggio che loro al 3-1, ma abbiamo ancora il 50% di possibilità - dice il tecnico nerazzurro - di passare il turno e a San Siro ce la giocheremo alla morte». Ancora tre mesi e sapremo chi resta vivo.