CORSERA (L. VALDISERRI) - Meglio tre feriti (Baldini, Sabatini e Zeman, in ordine alfabetico) che un morto (la Roma). La lunga giornata giallorossa, citando Gianluigi Buffon, può essere riassunta così. Sia i dirigenti che lallenatore escono un po ammaccati da una vicenda dove i «panni sporchi» sono stati lavati sotto gli occhi di tutti, ma alla fine la Roma non dovrà trovare in fretta e furia una nuova guida in panchina. Giusta la sintesi: Zeman a
Usando di nuovo un termine politico Sabatini aveva parlato lunedì di un possibile «Zeman 2», come fosse un governo si può dire che il boemo ha incassato una fiducia che, però, sarà sottoposta a verifiche. Questa lufficialità, sempre concentrata nelle parole di Sabatini: «Si era acceso un dubbio sulle sue dichiarazioni di sabato (quando Zeman aveva parlato di squadra senza disciplina, accusando il club di non volere dare regole; ndr) e abbiamo voluto risolverlo. Il dubbio consisteva nella sua voglia di andare avanti con questa squadra. Sabato abbiamo rimandato il discorso perché cera la partita (domenica a Bologna, 3-3; ndr). Abbiamo parlato a fondo e siamo totalmente soddisfatti, insieme siamo pronti per combattere le nostre battaglie». Battaglie che dovranno essere legate strettamente al campo di gioco. Basta con le crociate e soprattutto con le accuse ai giocatori della Roma, che hanno il solo risultato di svalutare, se non azzerare, il valore della «rosa», come è stato fatto con De Rossi e Stekelenburg. Zeman ha spiegato: «Volevo dare un segnale, con quello che ho detto sabato volevo chiedere un maggiore supporto. Io voglio fare lallenatore della Roma nel miglior modo possibile». A partire da venerdì sera, contro il Cagliari.