Ora servirebbe la normalità di Liedholm

31/01/2013 alle 09:07.

CORSPORT (G. DOTTO) - E ora? Due o tre toppe sono state arrangiate dalla sartoria Trigoria sugli strappi di questi ultimi mesi e già domani sera sapremo se reggono. La sola circolazione dell’ipotesi Malesani, horror o farsa allo stato puro, fate voi, (giuro, e non soffro di allucinazioni, ho letto anche il nome di Cavasin) ha fatto sì

La Roma di oggi sta viaggiando da troppo tempo su due registri troppo divaricati e non può più permetterselo. Euforia e depressione. Di là, a pieno regime, l’ammiratissima modernizzazione in funzione planetaria del club, dei suoi asset, lo stadio, le strategie di marketing e di fascinazione del marchio. Di qua, la pericolosa involuzione del capitolo tecnico. Tanto più insopportabile perché replica quasi in fotocopia quella dello scorso anno e replica, maledizione, con due soggetti che più diversi non si può. L’astratto apprendista stregone Luis Enrique e lo stregone ossificato nei suoi dogmi Zdenek Zeman sono stati due incidenti in sequenza che hanno frenato, anche se non compromesso, il fluido volo della nuova Roma. Il mancato decollo fa ancora più stizza e frustrazione perché il mezzo ha tutto per volare alto e magnifico. Il dubbio che ti rode l’eventuale fegato rimasto è che un “normale” allenatore di buon senso, con questa squadra, starebbe lì a fare sportellate con le prime tre. (...)

E allora? Non credo al metodo Robespierre. La ghigliottina ha tagliato teste che non meritavano di essere tagliate. Ci sono in circolazione dirigenti migliori di Baldini e ? Vogliamo credere che la loro capacità di aver tratto lezione dagli errori sia più forte degli errori? Che la loro smania di non lasciare una macchia così rumorosa nelle loro smacchiate biografie sia più forte della voglia di scappare il più lontano possibile? Gli americani, Italo Zanzi per loro (quesito interessante: sta ancora studiando il mondo di Trigoria, botole e sotterranei inclusi o è già uscito allo scoperto?), non possono più restare nella loro bolla separata, protetta dall’oceano, dove si parla solo di marchio e di stadio. Devono, oggi più che mai, dare forza definitiva o toglierla del tutto ai dirigenti cui hanno affidato la loro scommessa. 

Il dopo Zeman? Basta con l’alibi dei giocatori. , , Osvaldo, , Burdisso, ma ci metterei anche meravigliosi samurai come Bradley e giovani bronzi come e Marquinhos. Gente di personalità, nel bene e nel male. Nessuna squadra, forse a parte, ha un simile capitale tecnico e mentale. Se loro sono la Roma, vanno coinvolti e responsabilizzati nella scelta del tecnico che verrà. Il nuovo nome deve avere addosso e nell’anima la corazza di una scelta concertata. La cosa migliore, in quanto allenatore, mai capitata alla As Roma si chiama Nils Liedholm. La credibilità dell’ex grande calciatore, il carisma della personalità, l’autorità di chi sa guidare la diligenza in contesti tanto diversi, Milano o Roma, mostrando ogni volta la giusta flessibilità. Uno cinico, capace e intelligente abbastanza da replicare la propria grandezza, senza doversi portare appresso ogni volta tela e cornice. Liedholm non c’è più, ma l’identikit ideale è questo. Una cosa è certa. Sbagliare, non si può più. La fede vacilla, la speranza pure e la carità è agli sgoccioli.