LA REPUBBLICA (M. PINCI) - La frattura tra dirigenti e Zeman sembra francamente insanabile, ma anche quella tra il tecnico e una fetta importante della squadra appare complicata. Persino la società, osservando più volte la gara di Bologna, ha avvertito per la prima volta uno scollamento definitivo tra i giocatori e il tecnico. De Rossi è stato il primo a rompere con lui, ma a seguirlo sono stati tanti, da Marquinho fino a Stekelenburg. Il primo ad ammett
E la conferma da parte del gruppo è appuntata nero su bianco sul registro delle presenze di ieri. A Trigoria, soltanto quattordici giocatori sono scesi in campo per l´allenamento: tra questi i fedelissimi Marquinhos, Bradley, Tachtsidis, Piris e il neo romanista Torosidis. Numero ridotto a dieci quando anche Castan, Florenzi, Pjanic e Dodò hanno lasciato il campo per doloretti vari. Come aveva già fatto Osvaldo per una cervicalgia: sembra quasi di risentire le parole dell´allenatore sabato in conferenza stampa: «Basta una pioggia o un lieve infortunio e non ci si allena». Chissà come avrebbe reagito Zeman sapendo che, alcuni dei ragazzi (ma non tutta la squadra) la sera dopo la partita di Bologna l´avevano passata come è nel diritto di ragazzi giovani trascorrere le proprie ore libere ad una festa in maschera organizzata in un locale di Ostia, fino a notte inoltrata. E pensare che, in quello che potrebbe essere l´ultimo giorno da allenatore del tecnico, prevede addirittura una doppia seduta di allenamento: il marchio di fabbrica della sua gestione e uno dei motivi di disputa con parte dello spogliatoio.