IL ROMANISTA (G. CACCAMO) - Inizia con lo stesso tema tattico questa nuova sfida tra Roma e Inter, con i giallorossi in costante pressione sul folto centrocampo interista non sempre lucidi e precisi nella manovra in quella parte del rettangolo di gioco, ma rapidi e pericolosi nellaffrontare la difesa a 3 degli avversari. Mentre resta
Resta molto attenta agli equilibri in campo la Roma pressando sempre e in maniera mai disordinata lasciando magari qualche occasione in più al gioco interista sulle fasce. Trova le sue opportunità per segnare lInter con le prodezze dei singoli ma le trova, ed è su queste opportunità che costruisce quel gol che le permette di chiudere il tempo con il minimo scarto. Meno precisa e meno corale la manovra romanista alla ripresa, perde smalto il pressing a tutto campo e solo a folate lattacco riesce a rendersi pericoloso nellarea interista, resta almeno lattenzione sulle ripartenze nerazzurre e forse anche lapprensione per il risultato condiziona i giocatori.
Perdendo certezze, quelle certezze che per tutto il primo tempo la Roma aveva messo in campo, sciorinando velocità ed estro, organizzazione e caparbietà nei contrasti e nel pressing, la Roma perde in convinzione nei propri mezzi e nella possibilità di poter giocare ed esprimersi con un modulo diverso, un modulo più difensivo e attento. In altre parole la Roma del secondo tempo diventa un ibrido di squadra, incompiuta nella disposizione tattica, nella mentalità nella capacità di far esprimere al meglio le grandi potenzialità dei suoi giovani.
Nulla da dire sui comportamenti e sugli aspetti caratteriali di tutta la squadra, volitiva e propositiva fino alla fine, ma resta lincapacità di rimodulare gioco e aspetti tattici durante lincontro, di interpretare con intelligenza gli inevitabili cali fisici, legati in generale al dispendio di energie che un primo tempo come quello di oggi comporta, ma anche ai problemi che la serie di partite infrasettimanali crea nei giocatori.