IL TEMPO (A. AUSTINI) - La Roma non sa più vincere. In campionato nel 2013 non c'è ancora riuscita (due ko e due pareggi): ora è ottava, fuori dall'Europa e a 9 lunghezze dalla Champions. È il deprimente bilancio di una squadra schizofrenica, piena di talento e al tempo stesso sciagurata. Troppo dipendente da Marquinhos in difesa (ieri è rimasto in panchina e si è visto), con un portiere al momento impresentabile e priva di quel pizzico di cattiveria da mettere nell'area avversaria nei momenti chiave.
Ma ieri era soprattutto la partita di Zeman, il giorno in cui verificare la «vicinanza» del gruppo all'allenatore dopo le accuse clamorose della vigilia. Ne è uscito un responso a metà: la Roma ha giocato a tratti, non si è tirata indietro ma non ha dato neppure l'anima. Il boemo è stato salvato da due «fedelissimi» come Florenzi e soprattutto Tachtsidis. La sensazione, però, è che prima o poi gli toccherà pagare il conto con un addio sempre più inevitabile. Al Dall'Ara la Roma poteva vincere e perdere. Prima rimontata e poi di rincorsa, ha pareggiato per la seconda volta di seguito gettando via l'ennesima occasione per avvicinarsi a quelle davanti. Se avesse vinto ieri e con l'Inter ora sarebbe a cinque punti dal terzo posto.
Rimpianti sì, ma fino a un certo punto. Perché una squadra che incassa 38 gol in 22 partite, esposta all'avversario a ogni pallone perso, e incapace di vincere anche quando segna tre gol non può pensare di ambire al podio del campionato più «cinico» del mondo. Dalla roulette di Bologna è uscito un 3-3, risultato pazzo ma tutto sommato logico per una partita giocata praticamente senza portieri e difese. E pensare che nella prima parte la Roma è riuscita a finalizzare le prime due occasioni create, sfruttando un regalo e mezzo di Sorensen, il peggiore dei suoi: ecco perché i tifosi bolognesi contestano duramente la società per la cessione di Portanova. Totti e Pjanic confezionano, Florenzi (secondo gol di fila e secondo al Bologna che gli porta fortuna come l'Inter) e Osvaldo finalizzano, in mezzo la rete di Gilardino a sfruttare la prima sbavatura di Goicoechea. Nell'esultanza «moscia» dei giallorossi c'era il presagio di come sarebbe andata. Roma in vantaggio ma per nulla convinta di portare a casa la gara.
E infatti Gabbiadini, controllato male da Burdisso, ci ha messo poco a sorprendere ancora il portiere romanista. Dopo aver rischiato l'autogol, a inizio ripresa il Bologna si è portato avanti quasi per inerzia, con l'ennesima frittata del duo Goicoechea-Burdisso e il gol del neo entrato Pasquato. La Roma poteva crollare e con lei Zeman, invece ha trovato la forza e le idee prima per pareggiare con la capocciata di un Tachtsidis in crescita su assist ancora di Totti, poi per cercare di vincere. Dodò e Marquinho hanno ravvivato la fascia sinistra, dall'altra parte Torosidis ha provato a rendere speciale il suo esordio con qualche inserimento. Ma prima la mollezza dell'indolente Osvaldo, poi la stanchezza di Bradley hanno vanificato il match-point. A quel punto la fortuna ha dato una mano ai giallorossi e respinto due fendenti dell'ottimo Diamanti finiti contro il palo. Sarebbe stata una condanna eccessiva. Alla Roma resta comunque poco oltre alla speranza di centrare la finale di Coppa Italia e con lei l'Europa League. Ma da qui ad aprile di acqua sotto i ponti ne passerà parecchia. Zeman si aggrappi: la corrente spinge forte.