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IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Roma-Inter è partita dal peso specifico enorme. Perché è una delle ultime chiamate per proseguire il sogno di un posto in Champions. Insomma, una sorta di finale. Che non è detto che sia un male. Perché quando sente la parola finale, la Roma trova spesso e volentieri anche i gol di De Rossi.
Come quella di Coppa Italia del maggio 2007, quella del 6-2. Ancora una volta loro due a indirizzare il destino della Roma: Totti dopo pochi secondi, Daniele dopo 5 minuti. Il terzo gol di De Rossi allInter fu diretta conseguenza del secondo, pochi mesi dopo, in Supercoppa. Rigore, palla sparata allangolino, quasi come un anno prima nella finale Mondiale. Palla dentro, e coppa portata a casa. Un anno dopo ancora Supercoppa, ancora gol, ma quella volta non bastò. Dalle coppe di nuovo al campionato, di nuovo un 3-3 iniziato proprio con una sua rete il 1 marzo 2009. Lultima ai nerazzurri quasi 3 anni fa, nella rimonta scudetto con Ranieri in panchina. Prima lui e poi Toni e il sogno per un po si fece realtà. Era come una finale quella, era una partita da vincere a tutti i costi per crederci ancora. Un po come stasera. Per andare a caccia del posto che merita questa Roma. Per essere di nuovo il De Rossi statuario di Firenze: cuore e muscoli supportati da una lucidità totale. Il De Rossi che sarà necessario per non cadere più, per scalare posizioni. Da qui alle fine. Sempre. Centrale o intermedio che sia. Con o senza Pjanic. Semplicemente De Rossi, quello vero. Quello che quando vede lInter si esalta. Soprattutto se è una finale o quasi. Come stasera.