IL TEMPO (T.CARMELLINI) - Fiorentina e poi Inter: in cinque giorni si può chiudere definitivamente, o riaprire clamorosamente una stagione che sembrava impossibile potesse andar peggio del disastro dello scorso anno. E invece, forse anche per la grande aspettativa che l'arrivo di Zeman aveva creato, questo capitombolo rischia di fare ancora più fragore. Ma sarebbe banale vedere il solo boemo nel fulcro del caos, anche se l'allenatore ci ha messo molto del suo per arrivare a questo punto.
Ma sarebbe banale vedere il solo boemo nel fulcro del caos, anche se l'allenatore ci ha messo molto del suo per arrivare a questo punto. O forse più che banale sarebbe miope, perché non può essere tutta colpa sua, senza prendere in considerazione le altre due parti della torta: la società e la squadra. Forse le porzioni cambiano, ma in caso di tracollo, sarebbe difficile non definirlo un fallimento collettivo. Il tempo lo dirà e come sempre i conti si faranno alla fine.
Intanto forse non è nemmeno un caso se la «punizione» di Marquinho arriva proprio a ridosso di una sfida delicata a Firenze come accadde lo scorso anno con Osvaldo: altro provvedimento disciplinare per un club che vuol fare del fair play uno stile di vita, ma rischia di cadere nell'autolesionismo. Uno schiaffo a un compagno o uno sputo all'allenatore cambia poco, mentre s'infoltisce il gruppo degli scontenti capitanati di nuovo da De Rossi: qualche domanda però deve iniziare a farsela anche lui.
Che con Zeman non sia scattata la scintilla è chiaro, ma continuare a fare a testate non fa il bene di nessuno: soprattutto non fa quello della Roma. Stasera vedremo se tra i giallorossi, tecnico in testa, tutti lo hanno capito.