IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Ieri il signor James Pallotta, ossia il P-R-E-S-I-D-E-N-T-E della Roma (qualora qualcuno non lo avesse ancora capito), ci ha messo la faccia (per i soldi aveva già dato) garantendo un futuro al club. Un futuro legato a investimenti «pesanti», alla costruzione di un nuovo impianto, «conditio sine qua non»
Non è un caso quindi che la Roma «società» abbia una schiera di manager che potrebbe tranquillamente scendere in campo e giocare una partita: nove gli attuali più un decimo in arrivo per il marketing. Tutte «figure» a capo di una struttura molto complessa, che si articola su vari fronti e all'interno della quale ognuno ha un suo ruolo ben specifico. L'importante è non fare confusione, ma soprattutto essere sempre in sintonia con il presidente: motivo per il quale da ieri un giovane italo-americano è il nuovo riferimento di Pallotta a Roma. Cosa che però non toglie (o almeno non dovrebbe) poteri agli altri manager: Baldini sarà ancora a capo dell'area tecnica, Sabatini ds e via così... Insomma la Roma si sta strutturando come una grande società: altro che gestione all'amatriciana. Costano tanto? Vabbè ma mica li paghiamo noi... Vedove, gufi (anche con gli occhiali) e «svelinati» se ne facciano una ragione. È solo l'inizio!