CORSPORT (G. DOTTO) - I numeri ci condannano a esultare: terza vittoria consecutiva, nove punti, sei gol fatti, uno subito. Esultiamo dunque. Esulta persino uno Zeman mai visto al gol di Perrotta. Zeman ridi e vinciamo, incitava lo striscione a Siena.
Torino, Pescara, Siena. Tre vittorie portate a cuccia con cinismo, raziocinio e controllo, contro tre squadre appena modeste. Poteva essere la Roma di Ranieri o di qualunque mago del calcio fatto minestra. Zero profondità, ritmi bassi, tagli non pervenuti. Quel Pjanic a destra gridava vendetta, ed era lunica cosa che gridava per quanto molle, spaesato, più stanco di un messicano stanco [...]. E quei cambi tardivi, come se ogni cambio fosse per Zeman una ferita narcisistica. Possibile, mi chiedevo, che per tutelare il suo marcantonio greco (che non è poi per niente scarso come molti credono), Zeman sia disposto a sacrificare tutto il resto, fino a bruciare la casa romanista?
[...] Questa squadra sta dimostrando a se stessa e al suo allenatore che, con i valori che ha, può battersela con chiunque semplicemente giocando un calcio di pura gestione. Senza ebbrezze ma senza nemmeno terrori. In questa Roma che vince, Zeman è uno straniero a bordo. Al momento è la Roma di Totti, più che quella di Zeman.