CORSERA (G. PIACENTINI) - Sarà una sfida nella sfida, e solo per palati raffinati, quella che andrà in scena sabato sera in un Olimpico gremito e sotto gli occhi del presidente giallorosso James Pallotta. Da una parte Erik Lamela, «El Coco», e dallal
Il suo «score» recita 8 reti e 1 assist in 13 presenze (942 minuti complessivi), non poco per un esterno. Meglio ancora ha fatto El Shaarawy, che ha tenuto a galla il Milan e nei momenti dimaggiore difficoltà ha risolto più di un problema ad Allegri, che se siede ancora sulla panchina rossonera lo deve anche a lui: con 14 reti in 17 partite (16 in 23 considerando la Champions) è il capocannoniere del campionato ed è riuscito a conquistare anche la fiducia di Cesare Prandelli, che lo ha convocato con la nazionale maggiore (2 presenze e 1 gol, nellamichevole contro la Francia). Rispetto a Lamela il percorso del talento italiano di origine egiziana è stato più lineare: cresciuto allombra di Ibrahimovic, ha avuto il tempo di migliorare senza avvertire il peso delle tante responsabilità che invece ha dovuto sopportare largentino lo scorso anno.
Arrivato dal River Plate per una cifra che tra cartellino, commissioni e bonus vari ha sfiorato i 20 milioni di euro, ha dovuto fare fin da subito i conti con una caviglia disastrata dopo il Mondiale Under 20. Con Luis Enrique una stagione con pochi alti - lo splendido gol al Palermo al suo esordio allOlimpico - e molti bassi: alla fine solo 6 gol tra campionato e Coppa Italia e più di qualcuno che era già pronto a metterne in dubbio le doti. La rivincita è arrivata con Zeman che ha usato più il bastone («Non ha ancora capito niente dei movimenti che voglio », disse allinizio del campionato) della carota, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Se sabato sera riuscirà a vincere il duello a distanza con il milanista, la Roma ha buone possibilità di battere i rossoneri. E di passare un Natale al riparo dalle polemiche.